
Era il 12 agosto di 50 anni fa quando un giovane sacerdote di 29 anni, ordinato cinque anni prima, prese possesso della parrocchia della Badia di S. Salvatore di Monte Corona. Era don Renzo Piccioni Pignani, che lasciata la parrocchia di Agello iniziava una storia di fede, passione, apostolato che dura da mezzo secolo ininterrottamente all’insegna della semplicità, della stima, del rispetto.
Oggi Don Renzo ( a destra nella foto) ha 79 anni e teme che, dopo di lui, la Badia di Monte Corona non avrà più un parroco stabile. E’ il suo unico cruccio, insieme allo spopolamento della parrocchia. Per il resto è stato mezzo secolo di gioia: "non ho mai trovato nessuno che mi abbia chiuso la porta in faccia, anzi. Mi hanno voluto tanto bene" dice al termine di una giornata impegnativa. Ieri infatti la messa concelebrata dall’amico monsignor Mario Ceccobelli (già vescovo di Gubbio oggi in pensione) ha dato il senso più vero alla giornata. Attorno all’antico altare della chiesa di Monte Corona, il vicario del vescovo don Albero Veschini, sacerdoti della diocesi di Perugia, don Luca Lepri e don Gerardo Balbi di Umbertide, monaci dell’Abbazia di Monte Corona i diaconi Vincenzo Genovese e Aristide Bortolato, bracci destro e sinistro oggi di don Renzo nella gestione della parrocchia.
Nel Vangelo riassunta la vita dell’anziano sacerdote, "amministratore" del perdono di Dio e uomo di preghiera con e per la comunità affidatagli da Dio. Un ruolo che ha vissuto e continua a vivere. Appassionato di sport, ha usato il calcio per fare apostolato tra i giovani "tirando su" intere generazioni. Persona di grande cultura ha restaurato la splendida abbazia di San Salvatore (ed altre chiese e case della parrocchia), l’edicola di Palazzo Rosa, ha organizzato i festeggiamenti per il millenario dell’omonima chiesa.
E poi la preghiera ma anche le grandi feste a cui partecipava tutta la città. "Con lei - ha detto Giuliano Sabbiniani a nome di tutti i parrocchiani - Monte Corona ha vissuto momenti di grande splendore. Siamo grati a questo prete generoso che ha parlato più con la vita che con le prediche, che ha mostrato come il sacerdozio sia un dono di Dio per la comunità". Don Renzo è stanco ma sereno. "La mia più grande soddisfazione in questi anni? – risponde al cronista – i miei tanti giovani. Il mio prossimo impegno? Mi piacerebbe finire di restaurare la chiesa, gli affreschi del ‘300, le cappelle laterali e magari ottenere uno scavo della cripta. Qui ci sono tracce longobarde".
Pa.Ip.