Covid Umbria, medici e infermieri no-vax ora ci ripensano

In Umbria sarebbero un centinaio, ma dopo il Decreto-Covid del Governo è partita subito la corsa per assicurarsi la prenotazione

Il commissario straordinario dell’Umbria  per il Covid Massimo D’Angelo

Il commissario straordinario dell’Umbria per il Covid Massimo D’Angelo

Perugia, 2 aprile 2021 - Sono un centinaio i sanitari no-vax in Umbria. Pochi, diciamolo. Al momento tra quelli che lavorano nelle strutture pubbliche o private si sono vaccinati in più di 22mila (14mila sono dipendenti pubblici). Ma anche questi cento, all’indomani dell’approvazione l’altra sera del Decreto-Covid da parte del Consiglio dei Ministri, pare si stiano muovendo per prenotarsi quanto prima e sottoporsi alla vaccinazione. Già, perché adesso la fiala è diventata obbligatoria. E proprio in queste ore nei due Ospedali di Perugia e Terni e nelle due Aziende sanitarie (dove le percentuali dei no-vaxi si aggirano intorno al 5%) è partita la corsa da parte di medici (molto pochi sono quelli rimasti) e infermieri (un po’ più numerosi) per prendere l’appuntamento.

Va precisato che in Umbria al momento sono molto più di centon i sanitari che non si sono ancora sottoposti all’inoculazione, ma la gran parte di loro non lo ha fatto per motivi di salute: ci sono infatti alcune controindicazioni alla vaccinazione per soggetti in gravidanza, ad esempio, o che si trovano in particolari condizioni cliniche. Poche decine invece, come detto, hanno detto "no" in modo scientifico proprio perché contrari a farsi somministrare il farmaco.

Il motivo? Semplice: con il nuovo decreto il vaccino è diventato obbligatorio. In sostanza fino al completamento del piano vaccinale e comunque non oltre il 31 dicembre 2021, proprio per tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione delle prestazioni di cura e assistenza, i sanitari che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private, farmacie, parafarmacie e studi professionali sono obbligati alla vaccinazione.

"La vaccinazione costituisce requisito essenziale per l’idoneità all’esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative" recita il decreto. Nel testo naturalmente vengono previste ipotesi di esenzione, temporanea o definitiva, dall’obbligo di sottoporsi alla dose di Pfizer in relazione a specifiche condizioni cliniche appositamente certificate. Viene inoltre dettata la disciplina perché ogni Ordine professionale trasmetta alla Regione o alla Provincia l’elenco degli iscritti per le opportune verifiche.

Quali sono infine le sanzioni per l’operatore sanitario che non si vaccina?. "In caso di accertata mancata vaccinazione – viene spiegato nel Decreto-Covid – si prevede la sospensione dall’esercizio della professione sanitaria e la prestazione dell’attività lavorativa. La sospensione inoltre ha efficacia fino all’assolvimento dell’obbligo vaccinale e comunque fino al 31 dicembre 2021". Ma attenzione perché nel periodo di sospensione dall’attività con i pazienti o a diretto contatto con il pubblico, "non è dovuta la retribuzione o altro compenso o emolumento". L’Ospedale o l’Azienda sanitaria può "comunque adibire il lavoratore a mansioni equivalenti o inferiori con il trattamento economico corrispondente".

M.N.