
E’ arrivato il momento di alzare la guardia anche in Umbria: l’aumento dei casi del 50% in una settimana, l’incidenza che supera i cento casi ogni 100mila abitanti e l’Rt molto al di sopra dell’1, fa dire all’assessore alla Sanità che da adesso in poi l’attenzione sarà più alta. A cominciare dal fatto che viene consigliato l’uso delle mascherine all’aperto dove c’è concentrazione elevata (in verità in casi del egnere è già obbligatoria), una sorta di monito ai sindaci a insistere con le ordinanze.
Ieri c’è stata una riunione del Comitato tecnico scientifico dell’Umbria, dal quale sono emersi alcuni elementi che è lo stesso assessore a evidenziare.
"Nella nostra regione – ha detto Coletto – complessivamente il contagio rimane al di sotto della media nazionale, ma certo l’aumento dei casi sul territorio umbro e in particolare in tutte le province limitrofe, ci porta ad alzare la guardia. Un dato confortante è che dai campioni dei tamponi sequenziati, non è emerso nessun caso di variante Omicron".
Ecco, questa al momento appare una delle poche buone notizie, confermata al Tgr Rai dell’Umbria dalla professoressa Antonella Mencacci. "Da noi al momento non ci sono evidenze di questo tipo" ha detto. "Comunque il Comitato tecnico scientifico nel corso della riunione di ieri – ha aggiunto l’assessore alla Sanità – ha evidenziato che la variante Omicron rispetto alla Delta è più trasmissibile, causa in alcune situazioni malattia più severa, è più probabile reinfettarsi".
"Per il Cts quindi, rimane fondamentale insistere sulla necessità delle vaccinazioni con prima e terza dose – ha proseguito Coletto – utilizzare la mascherina negli ambienti chiusi e possibilmente Fp2 se troppo affollati, mentre sarebbe consigliabile anche all’aperto soprattutto quando c’è concentrazione elevata. La ventilazione dei locali e il distanziamento sono anche questi fattori da non trascurare".
Intanto dopo Foligno, Bevagna e Nocera, anche Spoleto intorduce l’obbligo delle mascherine all’aperto in centro storico. E la ricostruzione grafica qui sopra, indica come siano queste le zone con maggiore incidenza dato che veleggiano ormai verso i 200 casi settimanali. "E’ complesso dire quali siano le cause di un contagio così importante – spiega il commissario Covid per l’Umbria, Massimo D’Angelo –. C’è ad esempio una scuola con tre classi in isolamento, ma atribuire genericamente la colpa alle scuole è un errore. Certo gli studenti si muovono e si incontrano più degli altri, basti pensare alle attività sportive. Ma in generale le situazioni di ritrovo in questo periodo sono molteplici e spesso lo si fa con poche precauzioni".
Michele Nucci