Ex consigliere comunale condannato per rapina. A riconoscerlo la cassiera della sala slot

Due anni e otto mesi a Marco Gasperi. Entrò nel locale con il volto travisato e una pistola: via con 4.550 euro. Poco prima era stato lì come cliente e aveva perso. Lui si difende: "È uno scambio di persona"

Le indagini vennero condotte dai carabinieri

Le indagini vennero condotte dai carabinieri

Perugia, 18 aprile 2024 – Due anni e 8 mesi di reclusione. È la condanna che il tribunale di Perugia ha inflitto a Marco Gasperi, ex consigliere comunale di Città di Castello e, a suo tempo, candidato sindaco per il Movimento Cinque stelle. Per i giudici del terzo collegio, è lui è l’autore della rapina a mano armata messa a segno il 10 aprile del 2019 ai danni della sala slot “Gold Faraone“ proprio di Città di Castello. Gasperi è stato processato con giudizio immediato. Il presunto responsabile fu riconosciuto dalla cassiera che quel giorno stava lavorando alla sala slot. Fu lei infatti a consegnare 4mila 550 euro al rapinatore che si presentò in pieno giorno, armato di pistola. E sempre la cassiera rilevò nei tratti del bandito – nonostante fosse a volto coperto – tante somiglianze con un assiduo cliente della stessa sala che aveva giocato e perso, anche poco prima della rapina.

Gli accertamenti svolti dai carabinieri della compagnia di Città di Castello avevano portato al sequestro di un’arma, una pistola Glock, ritenuta potenzialmente corrispondente a quella utilizzata nella rapina e legittimamente detenuta da Gasperi, nonché di alcuni capi di abbigliamento (cappellino, guanti e altro) compatibili con quelli che avrebbe indossato il rapinatore e sequestrati poi nell’abitazione dell’indagato. Successivi approfondimenti degli investigatori portarono al presunto autore della rapina anche sulla scorta dell’analisi dei filmati delle concitate fasi del colpo, registrati dall’impianto di videosorveglianza della sala scommesse durante il fatto e di quelli immediatamente prima, in cui l’imputato viene ripreso nelle vesti di cliente.

Le stesse registrazioni erano state oggetto, tra l’altro, di un’approfondita relazione tecnica dei Ris di Roma per evidenziare delle affinità antropometriche con Gasperi. L’ex consigliere imputato si è sempre detto estraneo all’episodio, ritenendosi vittima di uno scambio di persona e, anche alla luce della sentenza di primo grado, ribadisce la sua estraneità. "È una sentenza che non condividiamo, ma in qualche modo ci aspettavamo. Siamo convinti che riusciremo a dimostrare la mia estraneità a questo episodio tanto che abbiamo rifiutato la possibilità di misure alternative alla condanna". La difesa dell’imputato, assistito dall’avvocato Claudia Gasperi, in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, ha preannunciato l’intenzione di ricorrere in appello.