NICOLA AGOSTINI
Cronaca

Il racconto di un ex arbitro: "Sempre scelto il dialogo. Ma ho una collezione di vaffa..."

Christian Costantini ora ricopre il ruolo di dirigente nella Pontevecchio

Christian Costantini, arbitro della sezione di Perugia, esordì nel 1993. Ora è dirigente della Pontevecchio

Perugia, 12 aprile 2019 - Insulti via social o addirittura dall’altoparlante dello stadio. Arbitri sempre più nel mirino nelle ultime domeniche. Ma come era la situazione fino a qualche anno fa? L’abbiamo chiesto a Christian Costantini, arbitro della sezione di Perugia, che esordì nel 1993, a 16 anni, per appendere il fischietto al chiodo nel 2009 dopo aver arbitrato, fra le altre, una gara di serie C1, 11 di C2 e 42 di serie D, con 4 presenze da quarto uomo in serie B. E con una particolarità che l’ha sempre contraddistinto: chiamare tutti i giocatori per nome. «Ecco, in questo senso – sorride – i social avrebbero agevolato il mio lavoro di ricerca. Battute a parte, oggi è impossibile evitare che anche il mondo arbitrale sia protagonista sui social. Tutto sta al buon senso da una parte e dall’altra».

E proprio il buon Christian può parlarne a ragion veduta, visto che ora ricopre il ruolo di dirigente nella Pontevecchio. «Io credo che il dialogo sia fondamentale a tutti i livelli. Serve a stemperare i toni e a vivere con la serenità giusta una partita che, in fin dei conti, resta sempre un gioco da affrontare con professionalità ma anche con quel sorriso che non guasta mai». Già, come quella volta che, uscendo dal tunnel del Muzi, prima di un’Orvietana-Narnese, un tifoso di casa fece sorridere Costantini. «Mi disse: Arbitro? E io: Sì. E lui: Se fa la collezione di vaffa... oggi le facciamo completare l’album». Buon senso e, a volte, anche un pizzico di fortuna. «Spareggio di serie D in Campania sotto un caldo infernale. Invasione di campo del custode marocchino che esulta al gol della squadra di casa e non vuole uscire dal campo. Alzo lo sguardo al cielo e dico: “Signore pensaci tu”. Svenuto per il caldo dopo 30 secondi e costretto a uscire sulla barella».

O quella volta che l’attaccante del Milan donne, dopo aver sbagliato un gol clamoroso, iniziò a bestemmiare come uno scaricatore di porto. Mi avvicino e le dico: «Signorina, per favore...». Lei si gira: «Signorina un c...o». Ma mai come quel triangolare a Tavernelle quando un giocatore infortunato uscì dal campo senza avvertirmi. Io gli urlai? Ma dove vai? E lui: Indovina... a prendere un caffè! Dopo essere stato soccorso, l’assistente mi disse: «Christian, vuole rientrare». Sì ma prima fagli prendere anche un cappuccino... ». Un cappuccino per strappare una risata generale anche se, certe volte, servirebbe una camomilla per vivere ogni domenica in maniera più tranquilla...