Carcere, organici a picco "Quasi 50 pensionamenti in due anni, è emergenza"

La denuncia della Cisl: "Dalle 388 unità del 2001, a fronte di un aumento della popolazione detentiva, già dal 2017 il personale dell’istituto era sceso a 281 unità".

Carcere, organici a picco  "Quasi 50 pensionamenti  in due anni, è emergenza"

Carcere, organici a picco "Quasi 50 pensionamenti in due anni, è emergenza"

Aumenta la mole di lavoro, ma diminuisce il personale, è indispensabile rivedere la pianta organica della polizia penitenziaria. A fare luce sulla complessa situazione del Carcere di Spoleto è la Cisl Umbria, nella persona di Riccardo Laureti (foto), Segretario Regionale Fns che, oltre a descrivere un presente critico sotto vari aspetti, manifesta la sua preoccupazione per il futuro perché il problema della carenza del personale potrebbe ulteriormente amplificarsi. A parlare sono i numeri. "Se nel 2001 l’istituto spoletino contava ben 388 unità di polizia penitenziaria - spiega-, oggi, a fronte di un aumento della popolazione detentiva, già dal 2017 si è scesi a 281 unità. Ora però bisognerà far fronte ai pensionamenti che sono 16 per l’anno 2023, mentre per il 2024 ne sono previsti 32". In questo particolare momento ci sono anche circa 10 agenti fuori servizio per le recenti aggressioni e quindi si arriva a poco più di 200 unità per circa 450 detenuti suddivisi in sette diversi circuiti. "In pratica - chiarisce il segretario - in questo momento c’è una carenza nel ruolo agenti assistenti di 28 unità". Carenze che interessano l’intera struttura spoletina: dal reparto psichiatrico, al 41 bis, passando per quello dei sex offender. La frammentazione ha reso più complesso il sistema organizzativo interno e oggi ogni agente controlla dai 30 ai 40 detenuti. Questa situazione ha diminuito il livello di sicurezza, aumentando i rischi per gli stessi agenti di polizia penitenziaria, che sempre più spesso sono vittime di aggressioni, ma non è l’unica conseguenza dovuta alla carenza di personale. Aumentano i turni e addirittura si riscontrano evidenti difficoltà anche nel programmare le ferie. Chi va in pensione è costretto a smaltire tutti i giorni di ferie accumulati negli anni e il numero degli agenti in servizio diminuisce ancora ed il sistema per coprire i posti lasciati liberi con le nuove assunzioni è lento e farraginoso. Con questa situazione si rischia di non riuscire a coprire tutti i turni quindi sono in dubbio anche i servizi offerti ai detenuti. Per l’estate potrebbero saltare le attività di formazione per i detenuti con un peggioramento delle condizioni di vita degli stessi reclusi. La soluzione per porre fine a questa situazione, secondo lo stesso Laureti, sarebbe rivedere la pianta organica aggiornandola alle effettive esigenze dell’istituto e l’appello è rivolto alle istituzioni.

Daniele Minni