Bonus facciate, maxi-sequestro di crediti fittizi

Nel mirino della Guardia di Finanza sono finiti 80 milioni. Cinquantratré persone indagate e 10 aziende sottoposte ad accertamenti

Un meccanismo che agli investigatori è apparso rodato. Fatture per lavori con cui ottenere il cosiddetto bonus facciate, ovvero un credito di imposta da scontare sulle tasse. Credito che può essere ceduto e monetizzato. Quello che avrebbero fatto, ripetutamente, i 53 indagati dalla Procura della Repubblica di Perugia, sulla scorta degli accertamenti della Guardia di finanza. Nel mirino anche 10 aziende. Perché, secondo gli investigatori, le fatture corrisponderebbero a lavori mai eseguiti. Il gip, su richiesta degli uffici diretti da Raffaele Cantone, ha disposto il sequestro preventivo di oltre 80 milioni di euro.

Agli indagati vengono contestati i reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti, truffa ai danni di ente pubblico, autoriciclaggio e illeciti amministrativi Il sequestro eseguito dai finanzieri del Gruppo investigazione criminalità organizzata del Nucleo di polizia economico-finanziaria, costituisce l’epilogo di un’articolata attività investigativa che, nei mesi scorsi, aveva già consentito di sottoporre a sequestro preventivo oltre 9 milioni di crediti fittizi nei confronti di una società, operante nel settore della consulenza aziendale. L’esame delle transazioni e dei dati inseriti nella piattaforma web di cessione dei crediti e i successivi approfondimenti, condotti attraverso l’analisi delle banche dati, l’analisi di segnalazioni per operazioni sospette, di documentazione bancaria, contabile ed amministrativa e la valutazione degli assetti societari hanno evidenziato incongruenze fiscali, economico e finanziarie tali da poter essere ritenuti concreti e sufficienti indizi dell’esistenza di uno strutturato meccanismo fraudolento, ramificato sull’intero territorio nazionale. Nel dettaglio, i crediti, creati attraverso la falsa attestazione di lavori mai eseguiti, sarebbero stati oggetto di ripetute cessioni a persone fisiche, spesso gravate da precedenti penali e con limitate disponibilità reddituali, o a società prive della benché minima struttura ed operatività aziendale, ed in parte "monetizzati" presso intermediari finanziari, generando flussi di denaro dirottati verso società terze, aventi sede anche all’estero, o autoriciclati, in modo da dissimularne la provenienza illecita.

Il gip, ritenuta sussistente "l’esigenza di porre fine alle negoziazioni illecite accertate", ha disposto il sequestro dei crediti fiscali inesistenti per un importo di circa 80 milioni di euro nonché di denaro, beni immobili ed asset societari in misura equivalente al profitto della truffa, per un ammontare di oltre 3 milioni di euro.