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Multiutility, nuovi scenari. Anche Macrì è pro Borsa

Convegno FdI a Siena, l’ad Irace lancia il piano industriale. Estra è in pole

Multiutility, nuovi scenari. Anche Macrì è pro Borsa
Multiutility, nuovi scenari. Anche Macrì è pro Borsa

Il piano industriale della multiutility toscana che l’ad di Alia e dg Estra, Alberto Irace, mostra in video da remoto alla platea del convegno FdI a Siena, è riassunto in una decina di slides che elencano strategie, reti di servizi e allargamenti di azioni. Contengono anche gli utili lordi 2023 e quelli stimati nel 2030 (330 milioni quest’anno, con un fatturato di circa 2 miliardi di euro, 558 milioni tra 7 anni, con 2,5 miliardi di investimenti potenziali). Un inno alle sinergie, alle alleanze, alla toscanità della proprietà, alla holding pubblica che controllerà tutto. E con la Borsa tenuta sullo sfondo, perché tutti sanno che è l’argomento tabu per i sindaci Pd di Firenze e Prato, Dario Nardella e Matteo Biffoni. Meglio aspettare il voto del 2024 e lasciare il pallino della Borsa in mano ai manager o ai presidenti di lungo corso come Francesco Macrì, vertice di Estra. "La quotazione in borsa è uno dei tanti strumenti per finanziare un’azienda. Non so se è meglio essere indebitati con le banche o con il mercato - è la tesi professorale di Macrì -. La quotazione per quanto mi riguarda è un’altissima forma di pubblicizzazione più che di privatizzazione, perché entri in dinamiche di assoluta trasparenza".

Ma, visto che Firenze e Prato sono ancora le città motrici della multiutility, tutto viene rinviato a stagioni più quiete. "La quotazione è uno degli strumenti che può servire per attivare un piano industriale sicuramente rilevante - ha aggiunto Macrì -. Oggi ci stiamo concentrando per compenetrare una realtà come Estra che ha goduto del fatto che uno dei soci che prima deteneva una partecipazione è divenuto soggetto industriale e parlo di Alia. Finalmente abbiamo altri territori come quello fiorentino che si aggiungono ad altri territori già conosciuti dalla nostra società".

Ancor più diretto, il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi. "Stiamo discutendo del piano industriale che è la cosa più importante. C’è poi la discussione sulla quotazione in Borsa che è dirimente, ma anche su questo vedo che il Pd e i sindacati sono totalmente spaccati. Si dovrà andare in Borsa solo se il piano industriale ci soddisfa e regge e risponde alle domande del ‘perché si va e dove si trovano i capitalì". Tomasi ha anche citato le garanzie per chi, come Siena, è ancora restia ad entrare. "Abbiamo inserito nello statuto la previsione di un posto in cda per le città capoluogo che apportino anche quote minime delle società. La protezione pubblica della multiutility è data dalla holding che per il 51% del capitale, oggi 1 miliardo e 200 milioni, è in mano pubblica. In futuro la holding potrebbe essere aperta alle Fondazioni toscane e alle aziende della regione che sposino la strategia dei servizi a guida toscana". L’imputato principale del convegno senese è stato Eugenio Giani e la giunta regionale. "Ha spostato il dibattito della multiutility sulle poltrone e sulle garanzie per i sindaci. Il risultato è che la Toscana è l’unica grande regione del Nord che non ha una sua società dei servizi. Nel 2025 la musica cambierà".