Morte di Astori, ecco la nuova perizia. Inchiesta a un bivio

Il superconsulente ha consegnato al procuratore capo l'esito del suo lavoro

Davide Astori morì il 4 marzo nel ritiro della Fiorentina a Udine

Davide Astori morì il 4 marzo nel ritiro della Fiorentina a Udine

Firenze, 6 novembre 2018 - Astori, un altro passo verso la verità. Il superconsulente della procura di Firenze, il professor Domenico Corrado, ha consegnato nei giorni scorsi direttamente nelle mani del procuratore capo Giuseppe Creazzo (titolare del fascicolo assieme al sostituto procuratore Antonino Nastasi) la perizia necessaria a far luce sulle cause della morte del capitano viola. Top secret, al momento, le conclusioni a cui è giunto uno dei più illustri illuminari in materia di cardiomiopatie.

Ma è dall’esito di questo lavoro che dipendono le scelte della procura. Che adesso si trova davanti a un bivio. E cioè se continuare l’inchiesta aperta per omicidio colposo, individuando eventuali responsabilità nella catena di controlli sanitari a cui è stato sottoposto il calciatore nei suoi 31 anni di vita, prima della morte il 4 marzo scorso all’hotel «La di Moret» di Udine, oppure archiviare.

Erano stati i magistrati della procura del capoluogo friulano a «suggerire» ai colleghi di investigare ancora. Sulla base di una prima perizia, effettuata da altri due super esperti del ramo: il professor Gaetano Thiene e il collega Carlo Moreschi. Secondo Thiene e Moreschi, Astori non sarebbe morto per la bradiaritmia ipotizzata in principio, ma per una tachiaritmia. L’esatto contrario, insomma: il cuore del capitano viola avrebbe iniziato a battere ad un ritmo più veloce del normale, un’accelerazione improvvisa che avrebbe quindi portato alla morte. I super esperti scrissero anche un’amara realtà: se qualcuno avesse dato l’allarme, se Astori non fosse stato solo e fosse stato soccorso, avrebbe potuto superare la crisi cardiaca scatenata dalla tachiaritmia. Nel fascicolo trasmesso a Firenze, oltre agli accertamenti compiuti dopo la morte del capitano della Fiorentina, c’è anche tutta la storia sanitaria dell’ex calciatore di Roma e Cagliari, raccontata dalle cartelle cliniche acquisite. La cardiomiopatia aritmogena ventricolare destra è il killer che ha ucciso Morosini e lo spagnolo Puerta. Può restare invisibile al tracciato elettrocardiografico, anche effettuato sotto sforzo. Oppure, i tanti controlli avevano dato un segnale, incompreso? La risposta è scritta nelle carte depositate in procura.