
Una festa in Logge dei Banchi, l’accoglienza a Gigi Simoni e una foto storica di Ferruccio Mariani La torta «Serie A» di Romeo (Ass. Cento)
I trionfi sono più belli ed emozionanti se arrivano al termine di un percorso ricco di ostacoli e difficoltà. Sono destinati a entrare nel mito sportivo di un’intera tifoseria, insieme ai protagonisti di questo successo: la promozione in Serie A dello Sporting Club datata 21 giugno 1987 rientra in questo stretta cerchia. "Pensate che nell’estate del 1986 ci radunammo per il ritiro con la prospettiva di preparare il campionato di A, dopo la riammissione provocata dal caso ‘Totoscommesse’. Invece a ridosso della partenza del torneo ci ritrovammo in Serie B: perdemmo anche Walter Schachner, il grande acquisto messo a segno da Romeo". Chi racconto il prologo di quella cavalcata è Ferruccio Mariani, una figura che al nerazzurro deve veramente tanto: "Arrivai bambino nel 1980 e me ne andai proprio dopo la promozione di Cremona da uomo, con tre promozioni in A e una Mitropa Cup in bacheca - e oltre 150 presenze ufficiali -. Soltanto l’intelligenza calcistica di Romeo e la straordinaria competenza di mister Gigi Simoni avrebbero potuto incassare questa delusione e trasformarla in motivazioni per riprenderci quella categoria".
Al posto del bomber austriaco arrivò Luca Cecconi, inserito dentro un gruppo infarcito di giovani dalle grandi potenzialità ed elementi di calibro maggiore: "A fare la differenza però fu il nucleo storico di cui avevo l’onore di far parte: con Caneo, Ipsaro, Mannini e Giovannelli aiutammo mister Simoni a tenere la barra dritta nei momenti più complicati. C’è un dettaglio che pochissimi conoscono: arrivammo alla sfida decisiva di Cremona senza otto mensilità. I più giovani erano comprensibilmente preoccupati, ma avevamo una missione da portare a termine e le qualità umane, prima ancora di quelle calcistiche, del gruppo fecero la differenza".
L’ex mediano, adesso diesse dell’Ostia in Serie D, svela anche alcuni "trucchetti" messi in campo da Anconetani per mantenere l’entusiasmo nello spogliatoio e non concedere alibi: "Ogni settimana il presidente ci elargiva il premio partita e a livello logistico curava tutti i dettagli: avevamo sempre a disposizione il pullman societario e un volo privato pronto a trasportarci in tutta Italia". Senza dimenticare la scaramanzia, il tocco di colore all’interno di un quadro ricco di conoscenze e intuizioni geniali: "Un giorno, prima della partenza per una partita, mi avvicinai a Romeo e gli chiesi in regalo una spilla nerazzurra a forma di farfalla che aveva sulla giacca. Lui mi chiese in cambio un bacio sulla guancia e quello divenne il nostro rito. Un giorno dimenticai la spilla a casa e Romeo spedì ‘Formaggino’, l’autista, a casa mia a recuperarla: non saremmo mai partiti senza quell’oggetto". In quel campionato il Pisa era una grande tra le grandi: nella volata per i tre posti che valevano la promozione erano coinvolti Cremonese, Bari, Pescara, Cesena. I costanti incroci che si susseguirono sul campo portarono a un equilibrio clamoroso nelle ultime tre giornate. "Rischiammo di gettare tutto al vento andando a perdere, alla terzultima, in casa di un Cagliari già retrocesso in C – ricorda Mariani -. In quel momento Romeo e Simoni fecero la differenza: ridettero entusiasmo al pubblico e a noi calciatori, trascinandoci verso il netto successo casalingo contro la Lazio. Poi la settimana successiva andammo a Cremona a scrivere la storia". L’ex mediano rivede davanti a sé alcuni flash di quell’infuocato pomeriggio: "La fiumana di tifosi pisani non finiva più di entrare allo ‘Zini’. Poi lo speaker dello stadio annunciò il programma dei festeggiamenti organizzati in città: alla Cremonese bastava un punto, noi eravamo obbligati a vincere. Mi guardai con Davide Lucarelli e ci dicemmo: ‘Glielo facciamo vedere noi chi festeggerà".
M.A.