
Il presidente Santopadre insieme a Javier Faroni (a sinistra)
Stavolta dovremmo esserci: dopo le prove generali della passata stagione con la società vicina al cambio di propriteà poi sfumato, quest’anno le cose dovrebbero prendere un’altra piega. Massimiliano Santopadre cederà a fine mese l’ottanta per cento delle quote all’imprendtore argentino Javier Faroni.
Dopo un’estate bollente, scandita da contestazioni di varia natura, contatti con cordate di imprenditori ma mai sfociati in altro che approcci, il presidente del Perugia si appresta a lasciare la maggioranza del Grifo. Dopo 13 anni scanditi da successi e qualche scivolone che ha fatto più rumore delle feste per le vittorie, Santopadre lascia. O meglio, ancora resta, con il venti per cento delle quote. Il passaggio di proprietà è fissato per la fine del mese. Una svolta che buona parte della piazza attende con entusiasmo. L’imprenditore argentino ha un lungo curriculum professionale nel suo Paese. In Italia, a Perugia, si affiderà all’agente di mercato Pierpaolo Triulzi che avrebbe fatto da tramite con Santopadre.
Intanto, però, il Perugia ha lavorato come da programma, con il direttore sportivo Jacopo Giugliarelli che ha portato a Pian di Massiano giovani interessanti, di prospettiva, che nelle prime giornate (di Coppa) hanno mandato segnali più che incoraggianti.
In panchina c’è Alessandro Formisano, il tecnico più giovane del panorama calcistico: l’allenatore è stato confermato dopo l’anno passato concluso al quarto posto. Era entrato in corsa, ereditanto la squadra a metà stagione con tutto ciò che ne consegue.
È stato lui a doversi adattare alla rosa, senza poter incidere quanto avrebbe voluto. Quest’anno, invece, ha iniziato con una parte di organico della passata stagione, più alcuni giocatori scelti per poter esaltare le sue idee calcistiche.
Se il buongiorno si vede dal mattino, allora il Perugia potrà far vedere cose interessanti e soprattutto conquistare posizioni di prestigio in questa stagione che si preannuncia ricca di novità. L’obiettivo è quello di guardare sempre al vertice, nonostante le avversarie agguerrite e blasonate.