Bindi e quei sei mesi in bianconero "Fiutai la sofferenza"

Ha appena smesso con il calcio giocato, il portiere Giacomo Bindi. Nato a Torrita, ha difeso la porta della Robur appena sei mesi, nel 2015, collezionando due presenze, una in campionato, una in Coppa Italia. "Era la mia prima possibilità di avvicinarmi a casa – ha raccontato al Fol –. Firmai un triennale, perché pensavo di far crescere la squadra ed essere protagonista negli anni successivi. Mi avevano detto di far maturare Montipò, che oggi è veramente forte ma allora non conoscevo. Con merito, divenne primo portiere".

"Il progetto non si dimostrò solido – ha aggiunto –: ebbi la chance di andare a Pisa e la società si mise in mezzo. Voleva piazzare lui, forse per un motivo di caratura morale o forse perché era in prestito. Ma il Pisa cercava un profilo come il mio, aveva già in rosa dei giovani". Al momento dei saluti Bindi aveva già fiutato qualcosa sui problemi societari. "Si percepiva sofferenza e la speranza di un nuovo compratore. Quando arrivò Anna Durio ne fui felice, speravo che il Siena potesse avere continuità". Alla città è rimasto legato. "Sono nato a Torrita, ma a Siena ho frequentato le scuole, uscivo la sera, ho amici. Da piccolo pensavo che giocare nella Robur fosse un vanto, un’ambizione. È una città che apprezzo, che amo, che vivo quando possibile".