Le 'spine' dell'agricoltura, "Le viti un danno per il paesaggio? La Regione ripensi il suo Piano"

Anche il Consorzio del Nobile di Montepulciano contro il Pit

Una vigna (Fotocronache Germogli)

Una vigna (Fotocronache Germogli)

Siena, 3 settembre 2014 - ECONOMIA ed ambiente. Due realtà spesso in conflitto. Il pensiero corre all’Ilva e alla città di Taranto, al Petrolchimico di Marghera e alla laguna di Venezia, ai palazzoni-alveari di Agrigento piantati a ridosso della Valle dei Tempi. Ora, chi l’avrebbe mai detto, questo paradigmatico conflitto fra due realtà che l’attività umana sembra aver reso inconciliabili, irrompe fra le più belle colline del mondo, quelle toscane e senesi in particolare. Leggendo il piano di indirizzo territoriale della Regione Toscana, i produttori di vino famosi non solo per la qualità dei loro prodotti ma anche per la bellezza del paesaggio che ospita le loro coltivazioni, si sono inalberati. Si sono sentiti trattati come violentatori del territorio con i loro vitigni, accusati di mettere a repentaglio l’equilibrio idrogeologico di un’area geografica frequentata ed amata da milioni di turisti provenienti da ogni angolo della Terra. Una veste che respingono indignati. E al documento programmatico regionale le cui «raccomandazioni» per la tutela del paesaggio dovranno essere definitivamente approvate entro l’autunno, i vitivinicoltori hanno reagito con una vibrata protesta che chiede di rivedere quel documento. Il timore è che il Piano di indirizzo territoriale imponga loro dei vincoli al rinnovo o al reimpianto delle viti. Cioè che tarpi le ali ai loro affari e allo sviluppo delle loro aziende.

Prima sono scesi in campo i produttori del Brunello di Montalcino. Adesso giungono i ‘rinforzi’ dei produttori del Nobile di Montepulciano. «Saint-Emilion è patrimonio Unesco per la bellezza dei vigneti, in Toscana ora, a quanto pare, sono considerati dannosi e deturpanti nei confronti del paesaggio». Questa è l’amara considerazione del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano. I produttori di Nobile si dicono « molto perplessi e scoraggiati» dopo la lettura del piano regionale che «demonizza la viticoltura», «in una regione, come la Toscana, dove il vino non solo è stato nei secoli sentinella del territorio, ma anche fondamentale traino per la promozione turistica in tutto il mondo». E rimproverano all’ente di non essere stati coinvolti insieme alle altre associazioni agricole nella stesura del documento che li riguarda da vicino. Poi rivendicano di essere loro i primi interessati a tutelare l’ambiente e a proteggerlo («ci sono i disciplinari di produzione e le normative vigenti in materia come naturale limite agli impianti di produzione») consapevoli che il successo del loro vino è inevitabilmente legato alla bellezza del paesaggio. I produttori di vino rimproverano alla Regione di non tenere in conto la realtà economica rappresentata dalle aziende vitivinicole.

E il Consorzio del Nobile snoccioala dati: 200 milioni di euro il valore patrimoniale delle aziende , 150 milioni quello dei vigneti, 65 milioni il valore annuo della produzione di vino, 2500 addetti circa che lavorano nel settore. Il Consorzio del Nobile conclude chiedendo un incontro con gli amministraori regionali per rivedere il Piano di indirizzo territoriale. Da parte sua, il presidente Rossi si è detto disponibile a un confronto aperto. Se sono rose fioriranno. Ma i rilievi mossi nel Piano di indirizzo territoriale della Toscana hanno provocato una ferita nel mondo dei produttori di vino. I quali affermano di aver dovuto purtroppo constatare la lontananza della Regione da una realtà economica importante in Toscana. Una terra dove negli ultimi tempi sono nati molti comitati a difesa dell’ambiente che hanno messo nel mirino lo sfruttamento della geotermia giudicato eccessivo, le trivellazioni per l’estrazione della Co2, i permessi per lo spandimento nei campi dei fanghi dei depuratori, gli ampliamenti degli aeroporti, la costruzione delle centrali a biomasse. Adesso i vitivinicoltori forse sono stati presi alla sprovvista da un attacco che non arriva dal versante ambientalista ma dalla Regione. E stanno organizzando le contromosse.