
Alle 17 del 19 giugno, lungo la strada provinciale che passa per Pienza, San Quirico d’Orcia e Montalcino, Alex Zanardi ha imboccato il tunnel che dovrà portarlo alla sua terza vita. E’ passato un mese da quell’incidente drammatico, da quell’urto con la sua handbike contro un camion dietro una curva. Doveva essere una giornata di festa, da chiudere nella cantina a Montalcino di uno dei suoi amici fraterni, tappa di quella passeggiata attraverso l’Italia con gli atleti del team Obiettivo 3 per rendere omaggio a un Paese pronto a ripartire dopo il lockdown. Alle 17 la festa si è trasformata in dramma.
Mentre la moglie Daniela e il medico Luigi Mastroianni, che si trovava per caso lungo quella strada, cercavano di non far perdere i sensi al campione, parlandogli e facendogli coraggio nonostante le ferite gravissime alla testa, la macchina dei soccorsi, con l’elicottero Pegaso, era entrata in azione. Poco dopo le 18 Alex Zanardi veniva ricoverato al Policlinico Le Scotte. L’équipe neurochirurgica coordinata dal professor Oliveri lo opera per la prima volta. Un intervento di due ore per tentare di ridurre il trauma cranico e riparare quel ’fracasso facciale’ evidenziato nella prima diagnosi. Poi il campione viene sedato, indotto al coma farmacologico e ricoverato nel reparto Terapia Intensiva al secondo piano sotterraneo del primo lotto.
Da un mese è lì che lotta per la vita. Mentre fuori dal Policlinico il mondo è in ansia per la sua sorte e davanti ai cancelli si raduna una folla di cronisti e tv. L’assalto mediatico durerà più di una settimana, i bollettini medici si susseguono anche se ripetono le stesse cose: il quadro neurologico è grave, i parametri di Zanardi restano stabili durante il coma.
Il professor Oliveri lo opererà una seconda volta alla testa, cinque ore sotto i ferri per ridurre i danni del trauma cranico. Poi il terzo intervento, di chirurgia maxillo facciale, per ricostruire il volto del campione. Dopo le operazioni, il ritorno in Terapia intensiva, sempre in coma farmacologico. Da qualche giorno l’équipe medica ha iniziato ad abbassare il dosaggio dei farmaci per risvegliarlo dal coma farmacologico. In accordo con la moglie Daniela e il figlio Niccolò, hanno iniziato la fase più delicata, quella del risveglio. Solo una volta terminata sarà possibile capire l’eventuale gravità dei danni neurologici riportati alla testa e alla vista. E potrà essere individuato dai medici il percorso riabilitativo più idoneo, in un centro specializzato.