di Cristina Belvedere
La crisi morde: anche sul territorio di Siena si registrano infatti segnali preoccupanti. Nello stabilimento Whirlpool di viale Toselli è uniziata da ieri una nuova tranche di cassa integrazione che prevede uno stop alla produzione fino al 30 giugno. I 296 lavoratori del sito senese, dopo l’incontro dei giorni scorsi tra sindacati e vertici aziendali, si preparano tuttavia ad altri periodi di cassa di qui alla fine dell’anno. Il tutto, in attesa di novità sul fronte dell’operazione di vendita ad Arçelik e dell’utilizzo del Golden power annunciato dal ministro Adolfo Urso.
Intanto ieri nello stabilimento Pay Care di Monteriggioni è stato proclamato lo stato di agitazione con un pacchetto di 16 ore di sciopero da qui al 7 luglio. In mattinata ci sono state due ore di sciopero e si è svolta l’assemblea dei lavoratori con un presidio permanente. I sindacati hanno spiegato che l’azienda ha fatto di nuovo dietrofront sul ricollocamento e ribadito il blocco degli incentivi all’esodo. In pratica Pay Care non rispetta gli accordi firmati sul tavolo regionale alla presenza del delegato del presidente Giani, Valerio Fabiani.
I rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto un incontro con il nuovo sindaco Nicoletta Fabio, che durante la campagna elettorale aveva assunto l’impegno di portare la vertenza a livello nazionale, cioè al tavolo ministeriale. Il segretario della Fim Cisl, Giuseppe Cesarano, e il collega della Fiom Cgil Massimo Onori sono un fiume in piena: "A dicembre scade la solidarietà e i dipendenti continuano a lavorare a vista grazie alla commessa della Regione Lombardia. Non conosciamo le prospettive per il futuro".
E ancora: "Ci sono pochi riscontri sugli aspetti organizzativi, che risultano vaghi e per niente esaustivi da parte della direzione aziendale – si rimarca –. Infine la formazione sulle nuove commesse è fatta in maniera approssimativa e per niente efficace. Si è tornati alla situazione di un mese fa".