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Violenze e riti satanici. Battaglia sulle parti civili. C’è anche Jo Squillo

Udienza preliminare a Milano per il caso dei presunti abusi di gruppo. Il 2 ottobre decisione del giudice sugli ammessi. Gli imputati non erano in aula.

Non era in aula Miriam, il nome di fantasia di una donna che adesso ha 41 anni e che ha denunciato una serie di violenze sessuali ed abusi avvenuti fra la Lombardia e la nostra provincia tali da indurre il pm Stefano Ammendola di Milano a contestare anche il reato di riduzione in schiavitù ad una coppia lombarda. Lui 67 anni, difeso dall’avvocato Luigi De Mossi, lei 62, assistita da Francesco Poggi di Milano: anche loro non erano a palazzo di giustizia per l’udienza preliminare sulla vicenda. Un caso, come si ricorderà, molto delicato che prende l’avvio, secondo quanto sostenuto dalla procura lombarda, quando la giovane donna, appena maggiorenne, viene affidata alla coppia. Non solo l’uomo avrebbe avuto rapporti con la ragazza da cui è nato un figlio ma l’avrebbero costretta a subire violenze di gruppo all’interno di un ambiente insonorizzato da persone incappucciate. Una sorta di rito satanico con la moglie dell’imprenditore che avrebbe recitato anche litanie al cospetto di un crocifisso capovolto. Un caso che è stato al centro di denunce e controdenunce, esposti ed archiviazioni. E che ora è giunto davanti al giudice Sofia Fioretta.

L’udienza preliminare ha visto ieri la costituzione di parte civile della 41enne, assistita dall’avvocato Massimo Rossi, mentre l’avvocato Sonia Gaiola e Cristina Mirella l’hanno depositata rispettivamente per il figlio minore e per il maggiore. Ha chiesto poi di essere parte civile, attraverso l’avvocato Danilo Grattoni, l’associazione ’Wall of dolls’, onlus che da 9 anni combatte la violenza di genere. A fondarla è stata nel 2014 l’artista Jo Squillo, il presidente è la giornalista di ’Quarto grado’ (Rete4) Francesca Carollo. Vuole essere parte civile anche l’Osservatorio nazionale sostegno vittime che era presente con l’avvocato Mattia Alfano.

Il giudice ha acquisito le costituzioni, è seguito un lungo dibattito sull’ammissione. De Mossi e Poggi si sono opposti a quelle dei due figli della donna e delle due associazioni. Il gup eprò si è riservato al riguardo e scioglierà il nodo il 2 ottobre, prossima udienza. Quando gli imputati potranno ancora scegliere un eventuale rito alternativo. Il pm Ammendola, che chiede il rinvio a giudizio della coppia, sostiene che due violenze di gruppo sarebbero avvenute, una nel 2012 e l’altra nel 2015, nella nostra provincia.

La.Valde.