
"Una nuova Carta di Siena per l’accoglienza". L’impegno del cardinale, dieci anni dopo
Rivedere e aggiornare la Carta di Siena alla luce di cambiamenti culturali e sociali dell’ultimo decennio, questo l’obiettivo dichiarato del convegno "La Carta di Siena. 10 anni dopo. Siena e l’accoglienza, rigenerare la città". All’iniziativa hanno partecipato tutte le maggiori cariche istituzionali della città e della provincia, evidenziando la necessità di aggiornare ed implementare un documento di per sé già innovativo.
"Per la nostra società i migranti sono il segno più vivo della realtà attorno alla quale ruotano i nostri studi. I confini non ci circondano ma ci attraversano – ha detto il rettore dell’Università per Stranieri Tomaso Montanari -. Nel nostro ateneo gli italiani imparano a diventare stranieri, gli stranieri italiani e, speriamo, tutti insieme, umani".
L’Università per Stranieri ha dato il patrocinio all’iniziativa, che è stata promossa dall’arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino, dalla diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza e la Fondazione Migrantes. "La carta di Siena è un piccolo testo estremamente denso, frutto di giornate di studio e riflessioni. Non mi sentivo di lasciare cadere, al decimo anniversario, l’occasione di riprenderlo in mano – ha commentato il cardinale Augusto Paolo Lojudice -. La pretesa di questo incontro è che la riflessione non finisca, oggi più che altre volte ci diamo dei compiti a casa. Abbiamo l’idea presuntuosa di riscrivere nelle settimane che verranno una nuova carta di Siena, che poi diffonderemo. Chiunque tra voi volesse dare un seppur piccolo contributo alla stesura si senta libero di farlo".
A dare un contributo saranno in primo luogo le istituzioni stesse: "Avevo letto la carta, ma in questi giorni l’ho riletta con più attenzione e devo che comunque la chiesa e le istituzioni hanno realizzato un modello di accoglienza funzionante – è stato il commento del prefetto Matilde Pirrera -. Nei prossimi giorni firmeremo due convenzioni, una con il Comune di Siena per l’attivazione del centro di Moltalbuccio, che diventerà un Cas, e, cosa che mi rende molto orgogliosa, firmeremo una convenzione per un bene confiscato assegnato al Comune di Montepulciano per creare un centro per minori".
Due importanti iniziative che rispecchiano i principi della carta di Siena. "In questi 10 anni il fenomeno migratorio è notevolmente cambiato – ha ribadito l’assessore al sociale del Comune di Siena Micaela Papi -. Una gestione accogliente delle migrazioni può fornire benefici tangibili a tutti i livelli della società e la nostra città accoglie valorizza e rispetta le diversità". I numeri precisi li ha dati Monsignor Gian Carlo Perego, Presidente Cemi e Migrantes.
"Da dieci anni a questa parte Siena non è cresciuta nel numero degli abitanti e degli immigrati, così come l’Italia intera – ha detto Perego -. Il vero problema è dato dalla crescita di emigranti (da 4 milioni e mezzo e 6 milioni), l’Italia non è più Paese di attrazione. A Siena abbiamo 130 diverse nazionalità di immigrati, che corrispondono al 9,7% della popolazione, che sta cambiando i luoghi fondamentali della nostra vita: il mondo del lavoro, la scuola, la famiglia. Assistiamo al sorgere di nuove imprese etniche, con una crescita significativa anche di donne che diventano imprenditrici. In 10 anni le imprese italiane solo calate del 15%, quelle straniere sono cresciute del 14%. A Siena muoiono tre persone per ogni nuovo nato, e continuando così il rischio è che la città stessa muoia. Questa mobilità va governata, non negata o fermata".