Tutti divisi sul futuro di Mps, missione fallita

Il sindaco De Mossi: "La Fondazione promuova una causa giudiziale contro la banca". Maggioranza e opposizione non trovano la sintesi

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di Cristina Belvedere

Niente di fatto: il Consiglio comunale dal quale doveva uscire un documento unitario sul futuro di Mps si è trasformato in un boomerang. Il motivo? Nonostante i tentativi di mediazione messi in atto dopo una discussione di oltre tre ore e una riunione dei capigruppo organizzata in extremis (con vivaci scambi di accuse e qualche urlo), alla fine non vi è traccia del testo che, con un voto all’unanimità, avrebbe dovuto dare maggiore forza e autorevolezza al Comune in sede di confronto al ministero.

Ad aprire i lavori, il sindaco Luigi De Mossi (foto) che, alla presenza del presidente della Fondazione Mps Carlo Rossi e del presidente della Provincia Silvio Franceschelli, ha ricostruito la storia della banca. Ricordando che sarebbe necessaria una modifica dello Statuto affinché i Deputati nominati dagli enti istituzionali "rispondano a una responsabilità morale nei confronti della città", De Mossi ha parlato di "ultima chiamata per avere un indennizzo a favore della comunità": "Questo è il momento – ha detto – in cui non dobbiamo difendere una ragione o un torto, ma il futuro di Siena e dei cittadini". E ancora: "E’ necessario portare avanti, da parte della Fondazione, un’azione giudiziaria autorevolmente sostenuta verso la Banca Mps, che consenta di mettersi al un tavolo con il ministero dell’Economia in una posizione più stabile rispetto a quella attuale".

Subito dopo è intervenuto l’azzurro Fabio Massimo Castellani, che ha presentato a nome della maggioranza un ordine del giorno per "dare mandato al sindaco di intraprendere, con la Fondazione Mps, la Provincia, la Regione e i parlamentari eletti nel Senese, tutte le azioni necessarie per supportare la Fondazione affinché questa tuteli in via giudiziale i propri diritti e interessi e richieda adeguato indennizzo". Contemporaneamente il centrodestra ha affidato a De Mossi il mandato per "relazionarsi con i rappresentanti del Governo (insieme agli altri enti territoriali) al fine di valutare come gli interessi del territorio vengano rispettati nelle future operazioni di privatizzazione".

L’ex sindaco Bruno Valentini ha fatto subito capire che aria tirava ieri al Santa Maria della Scala: "L’intervento di De Mossi condiziona il dibattito – ha polemizzato –. La sua analisi politica ha trascurato di evidenziare le responsabilità di Bankitalia, del ministero delle Finanze e della Consob. Il Consiglio comunale di oggi deve essere l’occasione per indirizzare verso Roma una voce sola invece di polemizzare sul passato". Di qui il primo ordine del giorno presentato dalle opposizioni e illustrato da Giulia Periccioli (Pd) per dare mandato al sindaco di "relazionarsi con i rappresentanti del Governo con il supporto di un’analisi tecnica finalizzata a esaminare come tutelare gli interessi del territorio; a garantire la permanenza in ambito senese e toscano di strutture della banca già presenti; a battersi per una permanenza dello Stato nel capitale di Mps; a tutelare il marchio e a sostenere la Fondazione nella richiesta di indennizzo". Al documento ne è seguito un altro presentato sempre a nome di tutta la minoranza, ma stavolta da Vanni Griccioli di ’Per Siena’.

E proprio il capogruppo di ’Per Siena’ Pierluigi Piccini ha dato lo strappo finale: "Sembra che il padre dell’operazione AntonVeneta sia solo il Pd – ha replicato secco – ma non è vero. Nel 2011 il Consiglio comunale votò una mozione di indirizzo che vide a favore molti partiti, alcuni dei quali oggi in maggioranza, e alcuni dei consiglieri qui presenti". E ancora: "Lunedì è stata fatta una riunione su richiesta della minoranza dove abbiamo presentato le nostre istanze per un documento unitario. A oggi non ci è stata data risposta". E qui l’affondo: "Ci chiedete unità? E su cosa? De Mossi chiede le dimissioni dei membri della Deputazione nominati dal Comune con il precedente sindaco, come si può parlare di autonomia della Fondazione? Noi non crediamo alla strada giudiziale, non si tratta con i soggetti nazionali con il coltello sotto il tavolo". E sulle possibili soluzioni: "Come scartare l’ipotesi di banca pubblica sull’esempio di quanto già presente in Europa – ha concluso Piccini –? Nella frattura in atto tra Pd e 5 Stelle dobbiamo cercare di portare a casa il massimo possibile".

Pietro Staderini del gruppo misto ha proposto "un Consiglio comunale permanente, aperto alle associazioni e organizzazioni della società civile". Il civico Federico Minghi ha detto necessario "rinviare la scadenza del 31 dicembre 2021 per l’uscita dello Stato dal capitale di Mps". Maurizio Forzoni di FdI ha chiesto "azioni giudiziali di risarcimento danni da parte della Fondazione verso tutti i soggetti coinvolti", mentre il leghista Paolo Salvini ha lanciato un appello al Pd: "Deve fare autocritica sul ruolo avuto nelle vicende della banca. L’adesione a un documento unitario, può essere un’ammissione di colpa, anche se tardiva". Titolo di coda con l’approvazione del solo ordine del giorno del centrodestra (minoranza astenuta). Mps è una ferita ancora aperta.