Il sindaco: "L'arcivescovo ha sbagliato a non benedire il Palio"

Luigi De Mossi non crede alle 'censure preventive'i

Il sindaco e l'arcivescovo

Il sindaco e l'arcivescovo

Siena, 15 agosto 2018 – «A me è piaciuto il Drappellone di Charles Szymkowicz. Ho anche detto che si tratta di una sorta di Natività pagana, una seta di grande impatto. Da cittadino dico che mi è piaciuta. Voler giudicare soltanto con canoni strettamente estetici un’opera che travalica l’aspetto puramente artistico non va bene. D’altronde la pittura, come ogni cosa, si evolve. E Szymkowicz, lo sapevamo, è un pittore con accenti forti. Francamente mi è dispiaciuto che il palio non sia stato benedetto. Poi tornerò sull’argomento in modo puntuale, dopo la prova. Perché tanti chiedevano che il Comune prendesse una posizione», raccontava stamani prima appunto della quarta prova il sindaco Luigi De Mossi. Che difende dunque il Drappellone dell’artista belga, bacchettando l’arcivescovo di Siena. 

«I correttori chiedono che il Comune li consulti? E’ un altro tipo di argomento. Credo che il ruolo istituzionale del Comune sia di dare la commessa per il Palio. Il dialogo è sempre auspicabile però ha una sua iconografia che non credo sia stata stravolta. Non credo neppure alle censure preventive», aggiunge De Mossi. 

Più tardi la nota ufficiale del sindaco dove lancia un messaggio chiaro: «Credo che l’arcivescovo voglia bene alla città ma credo anche che abbia sbagliato a non benedire il Palio». «Sarebbe facile per me evitare le responsabilità e dire che la scelta dell’artista che ha dipinto il Drappellone è stata fatta dalla precedente amministrazione. Me ne potrei avvantaggiare politicamente. Invece penso che, una volta finita la campagna elettorale, il sindaco rappresenti una comunità intera, anche la propria opposizione e che soprattutto rappresenti la continuità istituzionale con chi lo ha preceduto, anche se bene dissenta su molte iniziative e scelte pregresse. La valutazione del Palio è una valutazione che attinge a molti elementi: estetici, culturali, religiosi. E neppure posso pensare che la differente sensibilità religiosa del Maestro che ha dipinto il Palio possa avere influenzato in qualche modo il giudizio di alcuno. Si deve dire che al sindaco in quanto cittadino, il Palio è piaciuto, ed è legittimo che l’Arcivescovo Buoncristiani possa non essere soddisfatto dell’opera su un piano personale. Tuttavia, quando si assume un ruolo sia religioso che politico, la visione deve abbracciare altre prospettive: quelle di una intera comunità che si riconosce nel Comune e anche nel sentire religioso. Credo che l’Arcivescovo voglia bene alla città ma credo anche che abbia sbagliato nel non benedire il Drappellone del Maetro Szmkowicz. Soprattutto non ha tenuto un dialogo su questo aspetto con il Comune preavvertendo il Sindaco della sua scelta. Spero e confido che non vi sia problema alcuno per l’omaggio che la Contrada vittoriosa farà in Duomo la sera del Palio. Auspico per il futuro un dialogo costante e continuativo nel rispetto dell’autonomia di entrambe le autorità: religiosa e civile»