Shai, studente israeliano a Siena: "In Ateneo per favorire il dialogo"

Per un giorno è salito in cattedra per confrontarsi con gli altri studenti, anche quelli filo-palestinesi

Shai, studente israeliano a Siena: "In Ateneo per favorire il dialogo"
Shai, studente israeliano a Siena: "In Ateneo per favorire il dialogo"

Vive a 40 chilometri dalla Striscia di Gaza, a Lehavim nel deserto del Neghev, ma Shai Khachaturov è arrivato a Siena per studiare psicologia a metà settembre, poco prima che scoppiasse la guerra. "Il 7 ottobre ero a Bologna con il mio coinquilino, stavamo facendo un fine settimana fuori, mi sono svegliato la mattina con tantissimi messaggi e chiamate perse – ha raccontato –. Mi sono reso conto che c’erano problemi. Ho chiamato subito la mia famiglia, che sta bene, mentre a oggi Tomer Ahimas e Ron Sherman, due ragazzi del mio paese sono in ostaggio a Gaza, due miei amici sono stati feriti da un colpo da arma da fuoco e la famiglia di un mio conoscente è stata sterminata".

Shai è riservista e alla notizia della guerra non ha perso tempo: "Ho chiamato il comandante della mia unità dell’esercito per chiedere di tornare e dare una mano, avrei preso il primo volo. Mi hanno detto che per ora non c’è bisogno, ci sono tanti volontari. Dall’inizio della guerra sono tornati 300mila israeliani da tutto il mondo". Ma Shai non è rimasto con le mani in mano: "Aiuto da lontano. Ad esempio a inviare materiale, partecipando alle manifestazioni e durante le prime settimane di guerra ho chiesto a un professore all’Università di tenere una presentazione, perché il racconto del conflitto è importantissimo – ha spiegato –. La risposta è stata ottima, anche chi non supporta Israele ha fatto domande e abbiamo dialogato, sono stato felice di accogliere le critiche. La settimana successiva ha tenuto una lezione una studentessa palestinese e anche lei ha fatto una presentazione interessante". Una lezione di ascolto e cooperazione, dialogo fra idee e punti di vista che arriva da giovani studenti. Sempre all’Università di Siena è nato il ‘Comitato studenti per la Palestina’, che in una lettera ha chiesto al rettore di prendere posizione sul conflitto cessando, fra l’altro, i rapporti con le Università israeliane. "Penso che sia un pessimo gesto – ha commentato Shai –, non volevo generalizzare, ma sembra che tanti pro-palestinesi abbiano difficoltà a dialogare. Si vedono come vittime e il loro primo obiettivo non sembrerebbe aiutare i palestinesi, ma ostacolare Israele". La risposta del rettore comunque non ha lasciato spazio alle rivendicazioni del comitato. "Inoltre, il coordinatore generale degli studenti Erasmus a Siena ha scritto a noi studenti israeliani esprimendo vicinanza e disponibilità all’aiuto, anche per prolungare il soggiorno – ha detto Shai –. Questa per me è umanità, e non c’è bisogno di essere pro-israeliani per metterla in pratica. Prego per la fine della guerra e per il ritorno a casa degli ostaggi".

Eleonora Rosi