
a lavoro per ripulire il palazzo storico vicino a Piazza del Campo
Siena, 2 febbraio 2019 - Aveva osato sfregiare alcuni palazzi storici del centro con lo spray, in alcuni casi realizzati solo con il nero, in altri invece con colori diversi. Credeva forse di fare ‘street art’, in realtà quei graffiti rappresentavano un colpo nell’occhio, a due passi da Piazza del Campo. Un oltraggio alla città che si era indignata. Mentre la polizia municipale cercava l’autore dell’affronto ad una comunità gelosa dei suoi gioielli. Così, dopo otto mesi, la procura ha chiuso il cerchio sulla vicenda, dando un nome e un volto al writer autore del blitz il 27 maggio scorso. Si tratta di un 22enne residente nella provincia di Forlì-Cesena che è stato denunciato.
Un caso clamoroso perché a volte le scritte erano apparse in altre zone della città però mai così vistose ed ingombranti nel cuore antico di Siena. Il nostro giornale le aveva riportate in prima pagina dopo aver ricevuto anche segnalazioni dei cittadini. A colpire soprattutto un murales in via delle Terme, proprio all’incrocio con via di Città. Chi l’aveva fatto non non la poteva passare liscia. Così gli uomini della polizia municipale, coordinati dal sostituto Sara Faina, si sono messi a guardare le immagini della videosorveglianza. Perché il giovane, che poi era stato ripreso, non si era limitato ad agire in via delle Terme, lasciando la sua ‘firma’ anche sui muri dei palazzi in via Banchi di Sopra e in Cecco Angiolieri.
Tutti edifici di interesse storico e artistico che fanno parte del patrimonio cittadino, tutelato dalla Soprintendenza. Analizzando le immagini nei punti nevralgici di Siena sono state gettate le basi per le indagini della Polizia municipale che, in sinergia con la procura, ha permesso di identificare il vandalo. Non è stato semplice, in verità, trattandosi di una persona giunta dall’Emilia-Romagna. Una volta trovato nome e cognome grazie a molteplici riscontri, gli uomini del comandante Cesare Rinaldi hanno compiuto un blitz nell’abitazione del ragazzo, perquisendola. Qui hanno trovato materiale usato per imbrattare e soprattutto i fotogrammi dei murales che lui stesso aveva realizzato, conservati su supporti informatici. Insomma, si era tenuto per ricordo le ‘opere’. Un errore fatale.