
di Laura Valdesi
SIENA
Dici ’Colonnino’, all’anagrafe Gabriello Lorenzini, e subito affiorano mille ricordi. Le battute che spiazzano. Goliardiche e irriverenti eppure mai banali. La capacità di calamitare l’attenzione di tutti – fossero rappresentanti delle istituzioni e gente altolocata, con cui si confrontava da pari a pari – oppure contradaioli semplici. "Era figlio di una Siena che dalla strada e dalle osterie aveva imparato l’insolente e anarchica mancanza di deferenza verso qualsiasi forma di potere o persona che si credesse portatrice di qualità superiori. Ma così si era conquistato Siena e tutta Siena lo rispettava e gli volevava bene come fosse il vero custode dello spirito autenticamente popolare della città", scrive Giovanni Gigli ricordandolo sul sito della Tartuca, la Contrada di Colonnino. La sua famiglia.
"All’improvviso il piazzale è diventato silenzioso. C’era la pizza, i cittini si divertivano e si facevano sentire. La notizia ci ha ammutolito, se n’era andato un amico", ricorda Luca Guideri. Ha avuto un malore alle 22, lunedì sera, mentre era in un locale del centro. Lo trovavi sempre fra Diacceto e via delle Terme. Sul posto l’ambulanza, hanno capito subito che occorreva fare presto: hanno chiesto alle Volanti della polizia di scortarla. Ma il cuore di Lello si era già fermato. E la città aveva condiviso il lutto, consapevole che un pezzo di Siena se n’era andato. "Sono certo che la sua fama durerà oltre la nostra generazione – sostiene il priore della Tartuca Antonio Carapelli –, quella di una personalità straordinaria nel suo essere così genuina. Tutti racconteranno le sue battute, i suoi discorsi. E la Piazza avrà un ‘colonnino’ in meno, insostituibile. Cercheremo di onorare il suo ricordo, quando torneremo alla normalità, come faremo anche con Adù".
Lorenzini, 68 anni, era stato sposato e lascia due figli, che sono da tempo in Brasile. Dopo la morte della madre era rimasto solo. Di professione faceva l’infermiere, anche se ora era in pensione. Prima ad Abbadia San Salvatore, poi a Siena. Volevano tutti lui perché era simpatico e di cuore. Faceva la barba ai malati e se avevano bisogno di qualcosa glielo comprava. Senza tante storie. Grande tifoso della Robur, era stato intervistato anche dalla trasmissione Report nel 2012 che dedicò una puntata alla crisi del Monte e della città. E, per venire ad ora, il sindaco Luigi De Mossi lo aveva citato sollecitato su un commento per la venuta delle Sardine a Siena: ‘Il mio ideologo per quanto riguarda le sardine e le acciughe é Lello Lorenzini, in arte Colonnino’, le sue parole.
Tanti gli episodi che ieri sono riaffiorati. Quella volta che si addormentò in un locale cittadino. Quando il proprietario andò a svegliarlo e gli disse ‘scusa Lello devo chiudere’. All’istante rispose: ‘Perché hai pescato il chicchero?’ "O quando i suoi amici lo prendevano in giro, perché pontificava, chiamandolo professor Colonna. Arrivò una straniera a cui fu presentato appunto, non conoscendo il contesto, con tale qualifica. E quando lei chiese la specializzazione lui rispose: ‘Sì, in lettere... e cartoline’", racconta il priore Carapelli. Sottolineando ancora la spontaneità che lo rendeva unico.
"Da giovane certo ne aveva combinate di tutti i colori. Non gli mancava sicuramente il coraggio di fare un po’ come gli pareva. Era militare quando la Tartuca vinse il Palio del 1972. Non ci pensò troppo e in serata arrivò a Siena, disobbedendo alle consegne del comando. Per punizione lo mandarono ad Oristano, in Sardegna", ricordano ancora Giovanni Gigli e Luca Guideri. ‘Oh scappa ora fante Lorenzini’, venne scritto nel numero unico ‘Playnoi’ nell’articolo intitolato ‘Le Fughe di Colonnino’.