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Mafia, Salvini a Suvignano nella villa confiscata al boss

L'assessore toscano alla presidenza Vittorio Bugli: "Sarà luogo di legalità"

Salvini alla tenuta di Suvignano (foto Ansa / Fabio Di Pietro)

Siena, 5 febbraio 2019 - Cerimonia di riconsegna della Tenuta di Suvignano, azienda agricola confiscata nel 2007 alla mafia situata a Monteroni d'Arbia ( Siena), da parte del ministro dell'Interno Matteo Salvini al direttore dell'Ente terre regionali della Toscana Claudio Del Re. Presente alla cerimonia, tra gli altri, anche l'assessore toscano alla presidenza Vittorio Bugli, capo dell'agenzia per i beni confiscati Bruno Frattasi e i sindaci della zona.

Salvini aveva già fatto visita all'azienda nel luglio 2018, annunciando la cessione del bene all'ente toscano. «Oggi è una bellissima giornata ha detto Salvini - mettiamo la parola fine a questo percorso e restituiamo il bene ai legittimi proprietari, i cittadini. Vorrei che in tanti venissero qui a toccare con mano che lo Stato è più forte della mafia. Distante circa 15 km da Siena, l'azienda agricola, che conta 13 immobili e si sviluppa su 713 ettari con un valore stimato alcuni anni fa di 23 milioni di euro, era intestata al costruttore siciliano Vincenzo Piazza, indiziato di appartenere a Cosa Nostra, e fu confiscata per la prima volta negli anni 1995-96 dal tribunale di Palermo, e poi in maniera definitiva con sentenza della Corte di Cassazione nel 2007.

Nel 2013 l'Agenzia per i beni confiscati alla criminalità organizzata ne aveva disposto il mantenimento al patrimonio dello Stato per destinarla alla vendita. Tuttavia non sono stati mai trovati acquirenti a causa del valore dell'azienda, e alla sua vendita si è opposta la Regione Toscana insieme ai Comuni dove la tenuta è ubicata, così come la Commissione parlamentare antimafia per la quale era necessaria la restituzione del bene alla pubblica fruizione. Per questo l'Agenzia ha continuato ad amministrare l'azienda e, a seguito del ripianamento di tutti debiti che gravavano sulla società, sono state avviate intese con Regione e i Comuni di Monteroni d'Arbia e Murlo, nel Senese, al fine di individuare, ai sensi del Codice antimafia, il percorso di destinazione dell'azienda. Oggi la cessione definitiva del bene all'Ente terre regionali della Toscana. 

"Siamo soddisfatti ma sentiamo anche il peso e l'impegno di dover ora far funzionare questa ricchezza enorme, far sì che la tenuta mantenga i conti in ordine e sia volano per la valorizzazione del territorio, ma diventi appunto anche un simbolo della lotta alla legalità nella nostra Regione. E lo faremo insieme alle amministrazioni locali, di Monteroni d'Arbia e di Murlo, dove la tenuta sorge". Queste le parole dell'assessore alla presidenza della Toscana, Vittorio Bugli. "Uno dei beni più importanti confiscati in Italia di gran lunga il più grande in Toscana - ha ricordato l'assessore-. Da anni la Regione lavora al progetto di restituire il bene ai cittadini, di farne una simbolo della lotta alle mafie". Bugli ha ringraziato il lavoro dell'agenzia nazionale per i beni confiscati: il prefetto Sodano che l'ha guidata negli ultimi anni, il prefetto Frattasi che il 19 gennaio gli è succeduto. E ha ringraziato anche chi ha gestito in questi anni l'azienda. Per il 2019 la Regione, che gestirà l'azienda attraverso Ente Terre, ha già stanziato in bilancio 800 mila euro. Altre risorse sono previste nel bilancio dei prossimi tre anni. "Serviranno per mettere a punto alcuni fattori produttivi - ha spiegato Bugli - ma anche per ristrutturare la palazzina di fianco alla villa dove vogliamo, da subito, portare scolaresche e creare percorsi di educazione alle legalità". Il fulcro dell'attività economica rimarrà la produzione agricola e zootecnica e si potranno creare anche alcuni posti di lavoro.