QueI sorriso di Nilde Iotti La politica tra la gente

Una foto una storia Era facile incontrarla tra le viuzze di San Quirico d’Orcia. Non si negava mai a una chiacchierata, ascoltava le voci del paese

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di Massimo Biliorsi

Ci sono stati giorni negli anni alla fine del secolo scorso, dove non era poi tanto difficile incontrare fra le strade strette di San Quirico d’Orcia, l’affabile sorriso di Nilde Iotti. La presidente della Camera aveva scelto questa cittadina a distanza di uno sguardo dall’Amiata, per trascorrere i sereni anni della vecchiaia.

Sempre con garbo, con stile, ma con un affabilità che incantava e che faceva lei una cittadina come tante altre. Eppure quante vicende c’erano da raccontare: gli anni della Costituente, la difficile storia con d’amore con Palmiro Togliatti, momenti in cui anche la stessa sinistra storica era, come direbbe e canterebbe Giorgio Gaber, intinta nel più vecchio moralismo. Figuriamoci quel Pci nel quale dominava il centralismo democratico.

La foto di Augusto Mattioli ci indica la misura, la compostezza, la modestia di una donna che ha lottato tutta la vita per i diritti dei più deboli, delle donne, quando i partiti avevano chiari intenti e possibili soluzioni, senza quel mimetismo che oggi la fa da padrone.

Non voglio certo fare qui la storia della sua vita, della sua altissima coerenza che ha mosso intere generazioni, quando essere donna in prima linea aveva un costo altissimo fatto di incrollabili pregiudizi.

Ma lei era sempre là, tanto da arrivare con malcelata tenacia ad una delle più alte cariche dello stato, quella di Presidente della Camera.

Nilde Iotti è l’altra politica, è l’aver sfiorato anche la presidenza del Consiglio nel 1987, è il timone negli anni Sessanta della Commissione Affari Costituzioni, è il faro che non si spegne ai giorni della legge sul divorzio. Anticipatrice di quello che oggi ci appare ovvio, tanto da farci comprendere quanto fosse atipico il suo fervente comunismo che andava perfettamente d’accordo con la democrazia ma anche con le riforme sociali che avevano come miccia quella sinistra riformista che si annidava in giornali-avamposti come il Mondo di Pannunzio.

Ci manca oggi Nilde Iotti, ci manca quella politica che aveva l’uomo come punto assoluto di riferimento, quell’essere sempre un passo avanti, non sempre compreso. Non ha fatto in tempo a mettere un piede nel nuovo secolo: è scomparsa infatti nel dicembre del 1999: lei ci ha insegnato, con un continuo esempio di vita, che il diritto non deve mai adeguarsi alla politica, ma è la politica che in ogni tempo deve adeguarsi al diritto. E rammentando il suo operato dovrebbe farci scattare l’indignazione verso lo scadimento etico dell’amministrare il pubblico.