Quando i cinema avevano la coda

Il libro di Vincenzo Coli sulla Siena com’era quando c’erano sette sale in città ed erano spesso piene

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C’era una volta il cinema. Quello che quando arrivava il film di richiamo si formava la fila davanti alla biglietteria. Buio in sala, lo scoppiettio dei semini poi via via sostituito da quello dei pop corn. E c’era una città che si ritrovava in questo rito collettivo. Vincenzo Coli ha raccontato questa storia in un libro, intitolato ‘Quando i cinema avevano la coda. Siena in platea. Splendore e fine di un sogno popolare’, che oggi alle 18 presenterà all’Area Verde di Camollia, accompagnato da Maurizio Boldrini e Stefania Parigi.

"È un lavoro che nasce tre anni fa – racconta l’autore – quando decisi di scrivere qualcosa sui quarant’anni della cooperativa del Pendola. Ho iniziato a ripensare a quegli anni, un periodo in cui Siena aveva sette cinema. E allora ho deciso di allargare lo sguardo. Ne è venuto fuori un racconto di Siena, fatto attraverso le sue sale cinematografiche". Tante storie. Gli incontri con Benigni, Loy, Cuny, Agosti, Benvenuti e i Giancattivi, Antonioni intervistato alla fine degli anni Ottanta, Bertolucci, gli appostamenti da studenti per scovare Fellini e Masina. Un amore, quello per il cinema, che scocca quando Coli ha appena cinque anni e va a vedere il suo primo film, ‘Magnifica ossessione’ proiettato al cinema all’aperto di Piazza San Francesco.

"La gente partiva da casa con la sedia – racconta Coli – e si metteva a sedere a guardare il film. Era una società diversa, che negli anni è cambiata parallelamente al cinema. Se il dopo guerra è legato al neorealismo, il periodo successivo del boom economico è stato quello della commedia all’italiana. Già negli anni Settanta inizia tutto a scricchiolare. E dagli anni Ottanta, con la nascita della televisione, questo mondo entra in crisi. La sala cinematografica inizia a perdere spettatori, arrivano i videoregistratori, la visione del film smette di essere un rito collettivo e diventa un atto che viene consumato in salotto, con una grande fetta di pubblico che torna al cinema solo per Natale. E così dagli anni Novanta in poi anche le sale senesi hanno iniziato a ridursi". Via via chiudono il Fiamma, il Moderno, l’Impero. L’Odeon e il Metropolitan diventano più piccoli. "E adesso – conclude Coli – con le piattaforme televisive, soprattutto dopo questi anni di covid, per i cinema restare aperti è sempre più dura". E le code alla biglietteria sono sempre più rare.

Riccardo Bruni