Delitto della fornace, movente nel mirino

Siena, verifiche sul cellulare della 16enne. Ha ucciso l’uomo per evitare lo stupro

Gli inquirenti sono tornati sul luogo del delitto (foto Di Pietro)

Gli inquirenti sono tornati sul luogo del delitto (foto Di Pietro)

Siena, 7 gennaio 2019 - E’ il movente il cuore dell’inchiesta. Quelle attenzioni morbose per una ragazzina già donna, anche se ha solo sedici anni che una sera d’inverno diventano aggressione sessuale. Toccamenti. Violenza. Tentativo di stupro a cui la studentessa reagisce con la rabbia della disperazione, uccidendo a coltellate l’uomo. Un 63enne marocchino, Abdelrrhaim Nagbi, per tutti Abramo. Da anni coinquilino della sua famiglia nel povero appartamento dentro la fornace di laterizi a Castelnuovo Scalo, nel comune di Asciano. Proprio sul movente, svelato dalla ragazza nella confessione e confermato dal ritrovamento della vittima completamente nuda in un lago di sangue, si concentra l’attenzione degli investigatori.

I tecnici faranno ‘parlare’ il cellulare della senegalese fermata per omicidio volontario e ora in un centro di prima accoglienza nella provincia di Firenze. Leggeranno i messaggi, anche quelli cancellati. Verificheranno le chiamate. Magari si era confidata con qualcuno delle attenzioni particolari ricevute da Abramo, di cui solo lei sapeva secondo quanto emerso finora. Neppure la madre si era accorta di nulla. Eppure l’appartamento è minuscolo. In pratica la famiglia senegalese viveva insieme al marocchino che disponeva di una stanza.

L’inchiesta, coordinata dal pm Roberta Pieri della procura per i minori di Firenze, che prima dell’interrogatorio venerdì notte ha voluto fare un sopralluogo nella casa del delitto, si concentra in tale direzione. Ma non esclude niente in attesa dei necessari riscontri oggettivi. Anche sulle tracce di sangue per verificare se il racconto della duplice aggressione sessuale riferita dalla sedicenne regge. Sui coltelli sequestrati e inviati al Ris insieme ai vestiti insaguinati, quello che Abramo avrebbe preso sotto il cuscino del letto per piegarla alle sue voglie e l’altro, da cucina, con cui la sedicenne l’ha colpito almeno sette volte. Da valutare se la direzione dei fendenti è compatibile con la ricostruzione della ragazza. L’incarico per l’autopsia sarà conferito domani dal magistrato mentre oggi si svolge l’udienza di convalida del fermo.

"Ribadiremo in tale sede che non c’è alcun pericolo di fuga – sottolinea l’avvocato Alessandro Betti che insieme al collega Paolo Ridolfi difende la sedicenne – per cui è necessaria una misura idonea, certo non quella cautelare che ha invece chiesto il pubblico ministero".

Il padre della ragazzina intanto é rientrato sabato dalla Francia dove era andato a cercare lavoro. Poiché la casa in cui vivevano con il marocchino è sequestrata, si sono tutti trasferiti da amici. La minuscola comunità locale intanto s’interroga sulla tragedia. E non riesce a credere che Abramo possa essere arrivato a tanto. Incensurato, tirava avanti con dignità anche se non navigava nell’oro tanto che, a volte, la famiglia senegalese gli chiedeva di dividere il pasto con loro. Sembra che Abramo avesse incontrato al supermercato la madre della ragazza, venerdì, decidendo forse di tornare a casa per approfittare della sua assenza.