PINO
Cronaca

Nuova Zelanda e Siena sono agli antipodi

Pino

Di Blasio

segue dalla prima

Il 7 febbraio, nonostante goda di un consenso altissimo, Jacinda Arden lascerà la guida del governo della Nuova Zelanda. Cosa c’entra Siena con lei? A parte quella fissazione sul festival del Buongoverno, per ora nulla. La Nuova Zelanda è esattamente agli antipodi dell’Italia, riflessa in uno specchio là in basso nel mondo, in mezzo all’Oceania. E, di conseguenza, è agli antipodi di Siena. Mossi da un impeto delirante di un accostamento impossibile, si potrebbe provare a sperare in una Jacinda come sindaco. Che se ne frega del passato, che ha il dogma dell’unità della comunità e del mettersi nei panni di tutti, anche delle vittime islamiche di una furia suprematista messa subito al bando.

La prima cosa che i quattro candidati, che molto presumibilmente si sfideranno nelle elezioni di primavera, dovranno evitare è ritenersi assolti o incolpevoli per le crisi e i disastri degli anni bui di Siena. Ognuno dei quattro ha un grado di coinvolgimento nelle scelte sbagliate del passato. Perché era direttamente parte della governance, perché tra i suoi sponsor ci sono protagonisti o complici degli errori o padri putativi di chi l’ha commessi, perché il partito o la lista che li appoggia ha pesanti responsabilità. Sono d’accordo con chi, in questi giorni, afferma perentoriamente che Siena è cambiata in questi anni e che non bisogna applicare i modelli del passato per interpretarla. La città è diversa, ha subìto diverse mutazioni, ha perso centri di gravità secolari e ne ha guadagnati altri. Ma non si è evoluta per merito della classe politica locale; semmai lo ha fatto grazie ad attori esogeni, a fattori esterni, alle risposte forti che è riuscita a trovare al suo interno come comunità. Siena è cambiata, la sua classe politica non ancora. In attesa di una Jacinda sulle lastre, chiediamo ai candidati di non parlare più del passato ma solo di futuro. Per quanto possiamo crederci assolti, siamo per sempre coinvolti.