Niente soldi a usura chiesti all’ex avvocato

Assolti i cinque imputati chiamati in causa dalla denuncia della professionista "Il fatto non sussiste", il verdetto

Un processo che parlava di estorsione e di usura. Di interessi stellari che sarebbero stati chiesti ad una ex avvocatessa che poi si era ritrovata con l’acqua alla gola. La professionista, che era finita nei guai per truffe a danno dei suoi clienti, aveva fatto delle dichiarazioni nell’ambito di quest’ultima vicenda le quali avevano poi condotto, da parte della donna, alla formalizzazione di una denuncia alla guardia di finanza. Sono servite tantissime udienze per chiarire i contorni del caso su cui si è pronunciato il collegio presieduto da Simone Spina. Cinque gli imputati (uno è deceduto nel corso del processo) accusati a vario titolo di estorsione ed usura. Per loro il pm ha chiesto condanne che spaziavano dai 3 ai 6 anni. La parte civile invece aveva chiesto un risarcimento di un milione di euro con una provvisione di 500mila.

Ma è bastata circa un’ora di camera di consiglio al collegio per assolvere tutti e cinque gli imputati con formula piena: "Il fatto non sussiste". Erano difesi dagli avvocati Maria Teresa Fasanaro e Roberto Picci (anche se aveva assunto inizialmente la difesa di due imputati l’avvocato Luana Garzia, poi scomparsa, che aveva sempre creduto nell’innocenza dei suoi assistiti), quindi i legali Beatrice Borghi e Daniela Del Lungo, Stefano Del Corto e Silvia Pellegrini.

La linea delle difese, che è risultata vincente, è stata quella secondo cui gli imputati non erano autori di usura ma addirittura raggirati dalla professionista. Che nel corso dell’istruttoria è stata ascoltata a lungo per chiarire gli episodi attribuiti a tutti gli imputati che vanno dal 2009 al 2014. Secondo quanto riferito inizialmente l’ex avvocato era stata anche intimidita dicendo che doveva pagare in maniera puntuale se ci teneva a vivere tranquilla con la sua famiglia.