Morì alle Scotte, indagine chiusa Chiesta l’archiviazione per 13 medici

Erano indagati per omicidio colposo ma l’incidente probatorio ha escluso responsabilità penali. L’85enne era stato sottoposto ad un intervento chirurgico riuscito, due giorni dopo il tracollo

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di Laura Valdesi

SIENA

Uomo morto alle Scotte due giorni dopo l’intervento chirurgico: il pm Daniele Rosa ha chiuso l’inchiesta. E ha concluso che non si ravvisano responsabilità penali per i tredici medici che avevano seguito il paziente nel suo percorso al policlinico, tutti indagati per omicidio colposo. Il sostituto, infatti, ha chiesto al giudice l’archiviazione. L’avvocato Michele Cortazzo, che rappresenta i familiari dell’anziano deceduto il 6 settembre scorso, un 85enne originario di Poggibonsi, non presenterà opposizione alla richiesta del pm. Alla luce di quanto emerso anche in sede di incidente probatorio avvenuto il 25 maggio scorso, sta già preparando la relazione per la causa civile. "La consulenza tecnica d’ufficio, al di là della valutazione prettamente penalistica riservata all’autorità giudiziaria – sottolineava infatti a margine Cortazzo – fa emergere comunque alcune criticità nel trattamento tempestivo e complessivo del paziente rispetto alle linee guida che lasciano margini di valutazione e approfondimento nelle opportune sedi, compresa quella civile, a prescindere dalla singola responsabilità dei medici coinvolti nell’indagine".

A rivolgersi ai carabinieri del comando provinciale di viale Bracci erano stati i familiari del pensionato presentando un esposto. Il fascicolo, inizialmente contro ignoti, nel corso delle settimane, si era arricchito di nomi fino ad arrivare appunto a tredici. L’anziano aveva avuto un intervento chirurgico eseguito con successo alle Scotte. Tuttavia, 48 ore dopo l’operazione, quando si trovava ricoverato nel reparto di Chirurgia vascolare, il suo cuore aveva cessato di battere. Una morte inaspettata che aveva ferito profondamente i suoi cari che hanno chiesto di fare accertamenti su quel decesso improvviso per verificare se poteva essere evitato. Poiché a prendersi cura del paziente erano stati in molti, all’inizio vennero iscritti nel registro degli indagati otto medici. Ricostruendo a ritroso il percorso fatto al policlinico se ne aggiunserò altri due e quindi ulteriori tre. Soltanto a quel punto, delimitato il perimetro delle persone chiamate in causa, venne eseguita l’autopsia, a due mesi dal decesso.

La svolta nell’inchiesta, sulla quale il policlinico non è mai voluto intervenire con dichiarazioni, è arrivata dall’incidente probatorio davanti al gip Ilaria Cornetti. Il 25 maggio scorso vennero ascoltati per oltre un’ora i due consulenti, Luciano Pedrini e Matteo Tudini di Bologna. L’accertamento svolto avrebbe in sostanza escluso la responsabilità dei sanitari nella morte del pensionato, anche se qualcosa poteva essere fatto meglio. Non è stato loro possibile asserire che a seguito di un comportamento diverso dei medici la morte di sarebbe potuta evitare visto anche il quadro complesso delle condizioni dell’85enne.