"Se non partiamo dalla considerazione che il modello di business di Tls ha dimostrato di non funzionare, non riusciremo a capire i motivi di quando sta accadendo". Emanuele Montomoli, oltre che docente universitario, è responsabile scientifico e fondatore di VisMederi, azienda che ha superato quota duecento dipendenti e si appresta ad aprire la nuova sede a Colle Val d’Elsa. Fin dalla nascita l’azienda è stata all’interno di Tls. "L’attuale difficoltà rischia di essere anche un boomerang reputazionale in un settore per cui Siena è conosciuta e stimata in tutto il mondo", afferma Montomoli.
Lei dice che è sbagliato il modello di business. Traduca.
"Una fondazione non può trovare il proprio sostentamento quasi solo dal finanziamento dei soci, di cui in realtà solo due pagano, la Regione e la Fondazione Mps".
E gli introiti delle società incubate?
"Serviranno forse solo a pagare i costi di gestione. E poi non puoi stressare più di tanto le start up, come è naturale. Anche VisMederi all’inizio è stata aiutata da Tls".
Il Piano industriale?
"Vedremo, servono certezze per i prossimi 5-6 anni minimo".
Non ci sono progetti in corso?
"Immagino di sì, ma non puoi basare i tuoi bilanci su soldi che forse arriveranno".
E le lamentele per i ritardi sul Biotecnopolo?
"Qui bisogna capirsi: se arriveranno soldi per Biotecnopolo e Hub antipandemico, a quello dovranno servire, non a garantire l’ordinaria amministrazione di Tls. Mi auguro che i profili gestionali siano tenuti completamente e chiaramente separati".
Teme che non sia così?
"Leggo certe dichiarazioni e osservo che tutto ruota intorno alle stesse 3-4 persone. È una commistione che non può reggere".
VisMederi è ancora dentro Tls?
"A partire da febbraio inizierà il piano di rilascio dell’80 per cento dei laboratori per andare a Colle, dove abbiamo acquistato i nuovi spazi. Non vorremmo comunque lasciare del tutto perché siamo coscienti che Tls ha un’importanza rilevante".
Cosa deve cambiare però secondo lei?
"Io avevo avanzato qualche idea sulla possibilità di diventare un centro attrattore internazionale, ma ci siamo fatti sfuggire diverse opportunità. Il futuro passa in gran parte da qui".
E invece?
"A me sembra che ci si sia concentrati su una dimensione eccessivamente territoriale, cullandosi nella sicurezza che tanto le cose sarebbero andate avanti comunque grazie al sostegno dei soci istituzionali. E anche su questo fronte credo che si siano sottovalutati i rischi di sovrapposizione di ruoli".
Sui dati di bilancio di Tls lei cosa si sente dire?
"Aspetto di conoscerli nel dettaglio, ma se è vero che l’anno scorso un’ottantina di dipendenti costavano quasi cinque milioni di euro, mi sembra tanto. Non so quest’anno a quanto chiuderanno i conti".
Stupito della situazione?
"Stupito che sia uscita solo adesso, a ridosso della chiusura. Possibile che sei mesi fa non ci fossero avvisaglie?".
Forse si attendevano risorse aggiuntive?
"Non si possono impegnare i soldi che forse arriveranno, tanto meno quelli destinati ad altri soggetti come il Biotecnopolo".
Crede che i vertici dovrebbero cambiare?
"Io ipotizzo un commissariamento, perché ci vorranno anche decisioni impopolari. Una società in perdita non si risana con un’iniezione temporanea di benzina".