L’utopia di Henze "Pubblico e palcoscenico, la distanza da ridurre"

L’utopia di Henze "Pubblico e palcoscenico, la distanza da ridurre"

L’utopia di Henze "Pubblico e palcoscenico, la distanza da ridurre"

Il Cantiere internazionale d’arte, nella sua vita, ha sempre fatto dell’innovazione e degli esperimenti culturali arditi la sua cifra identitaria. Per questo al direttore Montalbetti abbiamo rivolto l’ultima domanda, slegata dalla contingenza della rassegna 2023.

Recentemente abbiamo letto che nel progetto utopico di Henze c’era l’abolizione della distanza, definita ’borghese’ tra pubblico e palcoscenico: la rivoluzione è stata attuata con il Cantiere?

"Io credo che Henze nei primi anni ce la fece a realizzare la sua utopia; ora però è passato mezzo secolo, il pubblico è cambiato, sono cambiati le esigenze degli artisti, soprattutto di quelli giovani. Se si inseguono le utopie degli anni ’70 si rischia di rimanere staccati dalla realtà mentre il Cantiere è tale perché è legato al territorio e alla vita reale. Occorre quindi riflettere sul futuro, anche confermando le idee primigenie, ma sempre dopo averle analizzate. In questo il Cantiere ha un ruolo anche politico".