
L’università frena sul calo di iscritti: "Troppe fabbriche di lauree facili"
Il calo degli studenti c’è, ma è contenuto, a Siena come negli altri atenei italiani: quest’anno l’Università degli Studi ha visto chiudersi le immatricolazioni (iscrizioni al primo anno) con una perdita di 175 studenti. Sono 98 immatricolati in meno ai corsi triennali e delle lauree magistrali a ciclo unico e 77 a quelli magistrali; le immatricolazioni si sono fermate a quota 4.120 circa, su una popolazione universitaria complessiva di circa 17mila studenti. Che consentono comunque all’ateneo di mantenere la sua ‘taglia media’.
"L’erosione degli iscritti è progressiva da anni, almeno dal 2011 e riguarda tutta l’Università tradizionale, pubblica e privata. Noi teniamo, in un contesto di concorrenza innegabile, al quale può porre riparo solo l’investimento ministeriale sul diritto allo studio e il sostegno alle famiglie" è il commento del rettore Roberto Di Pietra.
Quali sono i dipartimenti che soffrono di più?
"Sono quattro le aree disciplinari di studio a Siena e su tre sostanzialmente si spalmano le perdite: il calo di immatricolazioni riguarda l’area giuridica, economica e politica (economia, giurisprudenza e scienze politiche). I tre dipartimenti dell’area biomedica e medica con calo lieve, quest’anno legato anche al blocco dello scorrimento della graduatoria di Medicina. Pochissimi studenti in meno nell’area umanistica (lettere, storia e arte), che gode di una buona reputazione nazionale. Col segno positivo procede la quarta area di studio, quella delle scienze sperimentali, che comprende ingegneria, scienze fisiche e della Terra, chimica, biologia e farmacia e Scienze della vita".
Il problema maggiore?
"La concorrenza che erode l’Università italiana è quella degli 11 atenei telematici, la ‘fabbrica delle lauree facili’. Nati per offrire formazione a chi lavora e a chi non poteva permettersi di vivere il periodo di studio lontano da casa, oggi gli atenei telematici sono presi d’assalto anche per il percorso ‘più facile’, dal punto di vista dello studio. Fatto sta che nel 2003 le prime università telematiche avevano 44mila iscritti, nel 2021 sono diventati 186mila e oggi gli 11 atenei ne contano oltre 200mila".
Su questo ruota l’iniziativa della Conferenza dei rettori, che oggi ‘svela’ l’Università, con la prima Giornata nazionale, nel corso della quale gli atenei raccontano cosa fanno, ricerca e didattica e come lo fanno.
"L’esperienza di vita durante il periodo di studio possono offrirla solo gli atenei tradizionali, grazie al rapporto diretto con i docenti, fra studenti e grazie ai progetti di studio e ricerca cui i frequentanti partecipano. La giornata di oggi vuole marcare l’evidente differenza tra le Università e i soggetti che svolgono un’attività meramente didattica a distanza, che poco rappresenta l’interezza, la complessità e la ricchezza della vita universitaria. Studiare all’università non è solo seguire a distanza lezioni registrate e arrivare con meno impegno al diploma di laurea, che poi si rivelerà non altrettanto spendibile né accreditato sul mercato del lavoro".
Cosa si può fare per fermare l’erosione degli iscritti?
"Prima di tutto superare alcune barriere che ostacolano l’arrivo dei ragazzi. Per questo a Siena auspico la realizzazione della seconda mensa. Così come sogno la stazione Medioetruria dei treni e almeno due collegamenti al giorno con Roma. Abbiamo fatto un accordo con Autolinee Toscane per dimezzare il prezzo del bus. Poi c’è l’offerta formativa: se Biotecnologie e area umanistica vanno bene, i corsi di economia, scienze politica e giurisprudenza vanno aggiornati; così come va ammodernato il percorso di Medicina. Infine procediamo con l’internazionalizzazione, che ci porta circa 1.600 studenti stranieri, il 10 per cento dei nostri iscritti".
P.T.