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"La mia vita da minatore, quanta paura lì sotto Le pareti erano instabili e temevamo i crolli"

La storia di Giancarlo Pacini, operaio della miniera di Abbadia San Salvatore fino agli anni ’70.

"La mia vita da minatore, quanta paura lì sotto Le pareti erano instabili e temevamo i crolli"

Parlare delle miniere è, inevitabilmente, parlare di chi scendeva fisicamente nelle gallerie ad estrarre il minerale, con tutte le fatiche ed i pericoli che questo comportava. Persone come Giancarlo Pacini (nella foto), che nella miniera di Abbadia ha lavorato negli anni ’70.

Giancarlo, come era strutturata la giornata in miniera?

"La mattina staccavamo la medaglia dal quadro e scendevamo tramite una gabbia in una delle tante gallerie e si andava dove c’era l’avanzamento. Al cambio di turno, segnato da una campana, uscivamo dalla galleria e riponevamo la medaglia nel quadro".

Quanto si guadagnava?

"Negli ultimi anni si guadagnava intorno a un milione di lire, più o meno 1000-1500 euro".

Cosa si provava a lavorare lì?

"Molta paura: le pareti di terra e il soffitto erano molto instabili, e temevamo che crollassero senza lasciarci via di scampo".

Cosa accadeva se qualcuno restava intrappolato?

"Quelli del turno seguente prendevano subito mine e trivelle, e scendevamo tramite le gabbie che si usavano per spostarsi normalmente. Con le mine facevamo scoppiare parte della parete della galleria crollata, poi con la trivella continuavamo a scavare fino a trovare il minatore, che fosse morto o ferito".