REDAZIONE SIENA

In fuga dalla Terra Santa: "Messaggio alle 3 di notte. Le sirene hanno suonato. Il rischio di un attacco"

Massimo Bianchi era in Terra Santa insieme ai vescovi toscani "Appena riaperto lo spazio aereo siamo partiti dalla Giordania".

Massimo Bianchi era in Terra Santa insieme ai vescovi toscani "Appena riaperto lo spazio aereo siamo partiti dalla Giordania".

Massimo Bianchi era in Terra Santa insieme ai vescovi toscani "Appena riaperto lo spazio aereo siamo partiti dalla Giordania".

"Paura? Almeno io no. Ma l’esperienza che abbiamo vissuto ci ha fatto capire il senso di precarietà della vita che può cambiare da un momento all’altro. Ciò che per noi è stato uno scossone momentaneo per chi vive in questo Paese rappresenta invece la quotidianità", racconta mentre sta rientrando a Siena da Roma Massimo Bianchi. Docente universitario, priore della Torre e presidente del Consorzio per la tutela del palio, nonché presidente dell’Istituto per il sostentamento clero, è atterrato nel primo pomeriggio di ieri a Fiumicino con un volo da Amman insieme a parte della delegazione dei vescovi toscani guidata dal cardinale Augusto Paolo Lojudice in Terra santa. "Sto tornando con la sua macchina da Roma – spiega Bianchi – perché rientrerà domani (oggi, ndr) con il resto del gruppo atterrando però a Milano".

Tutto è iniziato senza problemi.

"Siamo stati bene ma, purtroppo, l’avventura si è conclusa frettolosamente. L’obiettivo del pellegrinaggio era l’ascolto, cercare di comprendere da vicino. Abbiamo visitato tante realtà cattoliche che lavorano per l’unione fra palestinesi ed ebrei. Scuole, laboratori, luoghi di dialogo. Siamo stati a Gerusalemme, un giorno a Betlemme, a Gerico. Belle le parole del custode di terra Santa, padre Francesco Patton, che ci ha fatto una lezione mirabile sulle reali condizioni del popolo palestinese e di quello ebraico. Nessuno dei due vuole la guerra. Chiaro che lo spartiacque è stato il 7 ottobre".

Nessuna avvisaglia del possibile attacco verso Israele?

"Solo giovedì sera c’era qualche voce ma nulla di ufficiale. Non sembrava quantomeno che fosse imminente. Anche il cardinale Pierbattista Pizzaballa (patriarca latino di Gerusalemme, ndr) parlava solo di una situazione delicata. E nella città erano due giorni che tanti giovani si trovavano nelle piazze per fare spinning con la musica. Una Gerusalemme normale, almeno si sforzava di esserlo".

Poi il messaggio in piena notte.

"Intorno alle 3 nei cellulari di tutti è arrivato l’allarme. Si parlava di un lancio di missili. Sono suonate anche le sirene. La mattina eravamo un po’ perplessi, dovevamo rientrare in Italia con un volo alle 21, la sera stessa. Ma dopo aver partecipato alla messa alle 7,30 nel Santo Sepolcro, c’è stato consigliato di prepararci per lasciare il centro storico, potevano chiudere le porte della città vecchia. Si temevano ritorsioni da parte dell’Iran".

Chi vi ha aiutato ad allontanarvi?

"Il patriarcato latino di Gerusalemme, naturalmente, insieme alla Custodia di Terra Santa e alla Nunziatura apostolica. L’obiettivo era di raggiungere la frontiera con la Giordania (i confini erano chiusi, ndr) a bordo di un pulmino. I controlli sono stati lunghissimi, sia da parte israeliana per uscire che per entrare in Giordania. Abbiamo mantenuto la testa sulle spalle, seguendo le indicazioni che ci erano state date. ’Muoviamoci insieme, vediamo cosa succede e andiamo avanti’, ci dicevamo".

In Giordania?

"Ci hanno coccolato. Dopo il pranzo in una scuola cattolica, siamo rimasti in albergo, incontrando il nunzio apostolico in Giordania dove solo il 2% della popolazione è cattolica".

Lei è partito con il primo gruppo.

"Bisognava aspettare che riaprisse lo spazio aereo. Siamo andati subito stamani (il vescovo di Livorno ha raccontato all’Ansa di aver visto dei missili nel tragitto, ndr) ma alle 5.30 ci hanno rimandato indietro. Aeroporto chiuso. Dopo circa due ore siamo riusciti a partire ma avevamo già fatto il biglietto anche per il giorno seguente in via precauzionale".

Un’esperienza toccante.

"Sia sotto il profilo umano che spirituale".

Laura Valdesi