Il denaro cancella i peccati e assolve tutti

Schmugge, nel suo libro edizioni Cantagalli‘, racconta ‘Le suppliche di Siena alla ‘Penitenzieria Apostolica (1458 - 1513)’ e le vie per ottenere il perdono

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Nella storia ci stanno il bene e il male, pentimenti e discolpe. ‘Le

suppliche di Siena alla ‘Penitenzieria Apostolica (1458 - 1513)’, il libro di Ludwig Schmugge, edizioni Cantagalli, rivela una Siena impegnata a cercare venia con ciò che da sempre ha valore universale: il denaro. La scelta di Schmugge, già professore alla Freie Universität Berlin, di concentrarsi su Siena può essere motivata da certe sue particolarità. Con i suoi 15-20.000 abitanti,fra mire espansionistiche esterne e dissidi interni fra cricche organizzate nei Monti, occorreva trovare le migliori soluzioni perche il sistema funzionasse. 270 le suppliche presentate da Senesi in mezzo secolo di storia tra Pio II e la fine della Signoria di Pandolfo Petrucci.

Quali erano i peccati per i quali i senesi, disposti a pagare, chiedevano supplica? Soprattutto per questioni matrimoniali che servivano a consolidare i patrimoni. La rubrica De matrimonialibus registra 80 dispense matrimoniali. Cosa diremmo al Senarum Pietro Mori Lamberti che, prima del suo matrimonio clandestino con Petra Micheli, aveva intrattenuto rapporti intimi con la madre della sposa?

E le 19 suppliche per crimini a religiosi? I responsabili non osavano tornare a Siena senza prima passare da Roma per chiedere l’assoluzione. L’ammenda variava secondo il peccato e le conoscenze. Non mancano casi di chierici venuti reciprocamente alle mani, come nella petizione del canonico senese Camillo Tolomei che aveva aggredito il sacerdote Pietro di Antonio. E nemmeno episodi che definiremmo boccacceschi se non ci fosse scappato il morto. Gli episodi avvennero alla Sapienza e al bordello con gravi risse tra utenti e controllori che violarono l’immunità ecclesiastica di cui godeva il Collegio.

Con l’aiuto della Penitenzieria si modificavani i testamenti. Come accadde a Romana Piccolomini: voleva usare un legato di 150 ducati di suo padre Griffolo per la dote delle figlie invece di destinarli a poveri desiderosi di contrarre matrimonio.

Senza trascurare i legami tra affari e Chiesa. Le suppliche di banchieri senesi aumentarono dopo l’elezione di Enea Silvio Piccolomini a Papa quando mercanti e banchieri senesi ebbero l’opportunità, osserva Schmugge, di partecipare agli affari della Curia. Con il denaro non si scherzava e un debito poteva offuscare l’integrità dell’anima. Nel 1472 Nicolò Tommasi e altri si rivolsero alla Penitenzieria perché scomunicati per debiti scaduti. Chiesero ed ottennero l’assoluzione: avevano saldato l’importo e il giudice competente era morto per causa ignota.

Antonella Leoncini