
Tra i grandi classici delle festività natalizie che si sono sciolti come neve al sole non figurano soltanto i veglioni in piazza, i concerti e le ore piccole in discoteca. C’è anche una tradizione che, pur non essendo interrotta al contrario degli esempi citati sopra, ha perso molto. Parliamo del cinema, con le immancabili file nei giorni segnati in rosso nel calendario, con le sale gremite e pronte ad accogliere famiglie intere, gruppi e coppie curiose di vedere le ultime novità sul grande schermo. Quest’anno non è andata così.
In Valdichiana un punto di riferimento è il Clev Village di Chiusi che, favorito da una felice posizione accanto al casello autostradale, accoglie tante persone con le sue sei sale ma anche il bowling, il bar e la ristorazione. I cinema in Italia rimangono aperti ma la stretta di Natale anti-contagio ha cambiato le regole: adesso c’è l’obbligo di mascherine Ffp2 (non sempre così facili da trovare), del super green pass e il divieto di consumare cibi e bevande. Senza dimenticare che i gestori pagano i timori dei cittadini a tornare in sala e il boom delle piattaforme. Il risultato è che questo Natale cinepanettoni e film d’autore hanno avuto un destino comune: il poco pubblico sulle poltroncine. "Direi che è andata malissimo – spiega Patrizia Gambini del Clev Village – il Natale è il periodo che gli esercenti aspettano anche perché si riabitua il pubblico ad andare al cinema nei mesi successivi. Nel 2020 c’è stata l’uscita di ‘Tolo Tolo’ di Checco Zalone che fa storia a sé ma sul 2019 il calo è del 70-75%". Eppure gli auspici erano buoni con film che fanno da traino come ‘Spiderman’ ma anche ‘Diabolik’, ‘House of Gucci’, ‘È stata la mano di Dio’, tutte pellicole attese dagli appassionati della settima arte.
Dice Gambini che "il decreto pubblicato ormai a Natale e anche una comunicazione mediatica a volte errata non ci hanno aiutato. La gente ci telefona per sapere cosa deve fare per venire a vedere un film, ha paura. Però il cinema è sicuro, chiediamo di mantenere le distanze anche se non ce n’è bisogno. L’impossibilità di mangiare e bere toglie un po’ di piacere alla visione ed ha portato alla riduzione di alcuni orari lavorativi". Come se ne esce? "L’Anec, la nostra associazione sta lavorando molto bene con i sindacati. Gli aiuti sono la nostra sopravvivenza, il cinema però ha già avuto momenti bui e ne usciremo tutti uniti tutelando la salute. C’è un impigrimento, il Covid ha portato molti a scegliere le piattaforme digitali. Occorre sempre più sinergia tra esercenti, associazioni e ministero".
Luca Stefanucci