I timori di Siena per un destino già scritto "UniCredit, il rischio di un’operazione esosa"

Il sindaco: "Non vorrei che dopo il voto ci trovassimo a fine corsa e con il contratto fatto per la vendita del Monte dei Paschi". Rossi, presidente Fondazione Mps: "Ogni anno potremo erogare 7,5 milioni di euro, l’accordo con la banca entro il 31 ottobre"

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di Pino Di Blasio

Non c’è più tempo, tutti si appellano al premier Draghi perché fermi la corsa verso un epilogo che sarebbe già deciso, e che si tradurrebbe nella dissolvenza del Monte dei Paschi, fagocitato da UniCredit e ’spezzettato’ tra Mediocredito centrale, Amco e bad bank. Almeno queste sono le intenzioni dei protagonisti finanziari: l’ad Andrea Orcel fa leva sul fatto che è stato il Tesoro a insistere affinché entrasse in data room e iniziasse la trattativa. UniCredit è rimasta ferma sulle posizioni del 29 luglio, semmai ha alzato il numero di esuberi e ristretto il perimetro di attività di Mps che vuole acquisire. Dal canto suo i vertici del Tesoro vogliono togliersi la grana del Monte, rassicurare la Ue sull’uscita dal capitale della banca e sulla fine degli aiuti di Stato. Anche se questo si tradurrebbe nel concreto in un ’regalone’ da diversi miliardi a UniCredit.

Ieri però è stata Siena a far sentire la sua voce, a cercare di evitare un ’destino manifesto’. Del consiglio comunale parliamo altrove, così come del timore del sindaco De Mossi di essere "a fine corsa. Non vorrei che una volta ricadute le polveri della campagna elettorale per le suppletive ci trovassimo davanti qualcuno che dice ‘è già stato fatto tutto". Anche il presidente della Fondazione Mps, Carlo Rossi, ha fatto sentire la sua voce. "Da come viene raccontata sulla stampa - ha detto a chi gli chiedeva un’opinione sulla trattativa tra Mef e UniCredit - mi sembra un’operazione che rischia di essere esosa, perché le condizioni dettate dal compratore sono molto pesanti. Io sono preoccupato per le ricadute che si avranno sull’indotto e nel caso andasse via la direzione generale da Siena. Per quanto riguarda eventuali operazioni sul capitale Mps - replica il presidente della Fondazione le valuteremo e le gestiremo tenendo conto di due fattori fondamentali: l’interesse del territorio e la redditività ed economicità dell’investimento. Per ora restiamo azionisti con la partecipazione dello 0,003%".

Dopo l’apparizione in consiglio comunale Carlo Rossi ha presieduto la deputazione generale della Fondazione, che ha approvato il documento programmatico quadriennale. "Il documento è sostenuto da risorse che noi contiamo di portare ad oltre 600 milioni di patrimonio con la transazione di banca Mps. Abbiamo previsto la possibilità di erogazioni annuali pari all’1,2% del patrimonio, quindi 7,5 milioni di euro circa e naturalmente non sarà da quest’anno. E sempre ammesso che ci siano utili in futuro da ripartire".

Anche perché quei 150 milioni dell’accordo con Banca Mps per evitare le cause legali e le richieste di risarcimento fino a 3,8 miliardi di euro potenziali, devono ancora entrare nella assaforte di Palazzo Sansedoni. "L’accordo finale deve essere ancora sottoscritto e approvato dalla deputazione amministratrice della Fondazione e dal cda della Banca. L’intesa fissa la data del 31 ottobre, il Ministero dell’Economia ci ha consentito di poter inserire i 150 milioni di euro nelle risorse del documento programmatico quadriennale che abbiamo approvato".

Dalla Fondazione il rimbalzo ai partecipanti al consiglio comunale sul Monte dei Paschi. Il presidente della Regione Giani plaude al documento unanime per la tutela del Monte. Così come fa la deputata del Pd Susanna Cenni, che è anche membro della segreteria nazionale di Enrico Letta. "È legittima la richiesta emersa dal consiglio – è la tesi dell’onorevole Cenni –, ovvero che le istituzioni locali siano ascoltate da tutti gli interlocutori che si stanno occupando del dossier Mps, prima della chiusura della trattativa. Il futuro del Monte non può in alcun modo essere determinato senza che si dia il giusto peso al rapporto tra la banca e questo territorio".