Due psicologi ci guidano tra giudizi e responsabilità

Domande a Silvia Pollizzy e Giammarco Bonsanti, impegnati in un progetto con "Donna chiama donna". .

Durante il laboratorio dedicato al tema della violenza di genere, siamo stati colpiti da una frase: "Le emozioni non si giudicano". Abbiamo perciò chiesto ai due psicologi di chiarircene il senso. Perché le emozioni non vanno giudicate? "Le emozioni hanno tutte una loro funzione e ciò che io provo è mio soltanto: nessuno può dire se ciò che io sento è vero oppure no. Perciò e in questo senso non sono giudicabili".

Ma le emozioni negative hanno degli effetti, non dobbiamo giudicare neanche quelle?

"Un conto è ciò che provo, un altro è agire la mia emozione. ’Ogni volta che tu mi dici o fai questo io mi arrabbio’ è altro dall’agire la mia rabbia, per esempio sferrando un cazzotto o prendendo a calci oggetti. Dare nome alle emozioni è ciò che ci rende protagonisti nel nostro vivere e che può farci da “vaccino” contro le dimensioni di malessere. Dare spazio persino al dolore e alla tristezza ci risparmia una sofferenza accessoria e prolungata".

Perché al centro dell’incontro il tema emozioni?

"Perché oggi si parla poco di emozioni ed anche queste, le emozioni, si devono imparare e dobbiamo allenarci a dare forma e nome a ognuna di esse".