Dante e Siena, dalla storia di Pia al Costituto

Nell’ambito del progetto per l’anniversario, linguisti e storici vanno a caccia delle relazioni e di possibili presenze del sommo Poeta in città

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Dante e Siena. La storia, la lingua, i personaggi, la città. Una ricerca in corso, pensata per il settimo centenario della morte del poeta, nell’ambito del Progetto Siena2021, finanziato dalla Regione. Un lavoro che documenti la lingua, la cultura volgare e la storia istituzionale e culturale senese in relazione al tempo e alla figura di Dante Alighieri, attraverso i documenti conservati all’Archivio di Stato.

Davide Mastrantonio (linguista, storico della lingua italiana) e Alberto Luongo (storico medievista) stanno collaborando, con le modalità consentite in tempi di pandemia, a questo percorso, che parte dalla produzione documentale dalla precedente ricorrenza dantesca, ovvero quel sesto centenario in occasione del quale, nel 1921, furono installate nel centro storico senese le otto lapidi che riportano i versi dedicati ad alcuni personaggi senese della Divina Commedia.

I responsabili scientifici del progetto sono Massimo Palermo e Giuseppe Marrani, professori dell’Università per Stranieri di Siena, i partner sono Regione, Fondazione Monte dei Paschi, Università di Siena, Società dantesca italiana e Hyperborea, che si occupa di tecnologie dell’informazione, dal momento che uno degli scopi del lavoro è appunto quello di avvicinare il pubblico alla ricerca e ai suoi risultati grazie al digitale e alle sue potenzialità.

"Cerchiamo le intersezioni possibili tra Dante e Siena – spiega Mastrantonio – dal punto di vista storico e linguistico. Ci sono molti parallelismi tra il contesto senese e l’opera dantesca, non solo per quanto riguarda i personaggi e le vicende raccontante, ma anche sul piano della lingua. Siena, infatti, è la prima città a scrivere il proprio statuto, ovvero il Costituto conservato all’Archivio di Stato, in lingua volgare".

Fu detto che la decisione era stata presa per rendere il testo, che raccoglieva le leggi cittadine, accessibile a tutti, ma interpretazioni più recenti suggeriscono che, in realtà, lo scopo era arginare il potere di giudici e notai che erano gli unici a parlare latino. "In ogni caso – prosegue lo studioso – l’uso della lingua volgare conferma un retroterra culturale comune, figlio di quel tempo. Un’epoca in cui la cultura si sposta in volgare".

"A lungo gli studiosi hanno cercato di accertare la presenza di Dante a Siena – spiega Luongo – ovvero le circostanze in cui è venuto a conoscenza di fatti e personaggi cittadini. Ma non ci sono documenti in grado di togliere ogni dubbio al riguardo. Così come sull’identificazione dei personaggi citati, per la quale dobbiamo fare i conti con una documentazione che non è così esaustiva come vorremmo". Ne sa qualcosa una delle senesi più note dell’opera. "Sull’identificazione della Pia dantesca – spiega lo storico – la ricerca ha incontrato molti problemi. La Tolomei individuata dai primi commentatori, infatti, risultava viva nel 1318, come scoperto alla fine dell’Ottocento. Oggi è individuata una Pia dei Malavolti, sposata a un Pannocchieschi, in un matrimonio che rientrerebbe nel contesto di una Siena che si espande in Maremma, con tutta una serie di dinamiche di potere che ci consentono di approfondire molti aspetti della Siena di quel periodo. I fatti riportati da Dante sono ancora una mappa da esplorare".

Riccardo Bruni