LAURA VALDESI
Cronaca

Crac Mens Sana 1871, i Macchi a processo

Rinviati a giudizio padre e figlio. Si sono costituiti parte civile la curatela fallimentare, Mps leasing & Factoring e Dm Service

Massimo Macchi e il figlio Filippo devono rispondere del fallimento della Mens Sana 1871

Siena, 25 gennaio 2023 - Crac Mens Sana basket 1871, rinviati a giudizio Massimo e Filippo Macchi, padre e figlio. Un altro ex dirigente della società indagato, Francesco Bertoletti, 70 anni, residente in Svizzera e difeso dall’avvocato Carlo Peruzzi, ha visto stralciata la propria posizione dal gup Ilaria Cornetti in quanto deve essere rinnovata la citazione. Viene chiamato in causa solo per alcuni presunti reati, a vario titolo, dalla procura collegati al suo ruolo di rappresentante dal luglio al novembre 2017 e a cavallo fra il 2017 e il 2018, periodo di neppure due mesi in cui aveva presieduto anche il cda della Mens Sana 1871.

L’inchiesta, condotta dall’ex procuratore Salvatore Vitello e dal pm Silvia Benetti, era scattata con un blitz della Finanza nel 2019 quando fu aperto un fascicolo per appropriazione indebita contro ignoti. Due anni dopo, nel luglio 2021, l’inchiesta era conclusa. E avrebbe consentito di delineare alcuni comportamenti, "fraudolenti e distrattivi che hanno concorso – sottolineavano gli investigatori – il grave dissesto della società di basket".

L’udienza preliminare si è svolta davanti al gup Cornetti dove si sono costituite parte civile, oltre alla curatela fallimentare, anche Mps Leasing & Factoring e Dm Service attraverso l’avvocato Ivano Nardozi di Roma. Varie le accuse da cui i Macchi padre e figlio dovranno difendersi in quanto, secondo la procura, Massimo era stato presidente del cda dal gennaio 2018 all’inizio di agosto 2019 e dopo tale data fino al fallimento amministratore unico della ’1871’. Il figlio Filippo invece sarebbe stato amministratore unico dal luglio 2017 a quando ci fu il crac della società chiesto dalla procura e dichiarato il 13 dicembre 2019. Nel processo i Macchi dovranno difendersi dall’accusa di "bilanci artefatti e l’indicazione di crediti inesistenti". Un esempio? Nel bilancio chiuso a giugno 2018 sarebbero stati inseriti crediti falsi, secondo la procura, per quasi 800mila euro grazie a cui risultava una perdita di esercizio nettamente inferiore rispetto a quella reale. E ancora: ci sarebbe stata la distrazione di oltre 300mila euro avvenuta sia attraverso prelievi in banca e per cassa, sia mediante società che erano riferibili ai Macchi. I finanzieri, coordinati dal pm Benetti, hanno puntato il dito anche contro le scritture contabili tenute non in modo corretto. Poi c’è un capitolo della dolorosa vicenda che ha riaperto vecchie ferite nei cuori dei tifosi biancoverdi relativo alla presentazione all’anticipo bancario di varie fatture false, che i clienti hanno disconosciuto, in maniera da nascondere lo stato di difficoltà economica. Ai Macchi viene anche contestato il reato di falsa attestazione.