Chiuse le indagini sulla chat degli orrori. Venti minorenni indagati in tutta Italia

Tre sono senesi. Tutto nasce dalla denuncia di una madre: scoprì immagini agghiaccianti sul telefono del figlio

Chiuse le indagini sulla chat degli orrori  Venti minorenni indagati in tutta Italia

Chiuse le indagini sulla chat degli orrori Venti minorenni indagati in tutta Italia

Siena, 28 marzo 2023 – "I cellulari possono diventare un pericolo. Dico di più, pistole. I genitori devono stare molto attenti. Ho denunciato per tutelare mio figlio e anche quelli degli altri. Nessun coraggio, semmai un dovere civico nei confronti dei minori". Così una madre senese spiegava a La Nazione nell’ottobre 2019 come mai aveva bussato alla porta dei carabinieri del comando provinciale di viale Bracci per raccontare la chat dell’orrore scoperta sul cellulare del figlio all’epoca 13enne. Conteneva, questo il suo racconto, due video pedopornografici che l’avevano scioccata fino ad avere conati di vomito. "Sono stati mesi duri per la mia famiglia ma ho la coscienza a posto", aggiungeva la donna.

Non immaginava probabilmente che la sua segnalazione ai carabinieri del nucleo investigativo di Siena avrebbe aperto un vaso di pandora dell’orrore documentato dall’inchiesta condotta da Antonio Sangermano, procuratore della repubblica per i minorenni di Firenze grazie a cui era stata bloccata la chat dal nome inquietante ’The Shoah party’. L’inchiesta ha avuto risonanza nazionale perché il suo creatore era un 17enne che vive nel Torinese ma erano coinvolti a vario titolo in questo scambio di video e immagini razziste e dal contenuto altamente violento anche giovanissimi del Lazio, della Calabria, della Campania, dell’Abruzzo e della Toscana. Fra questi, come si ricorderà, anche un ragazzino che vive in provincia di Arezzo e tre senesi, due dei quali avevano 14 anni, un terzo 15 quando nel 2019 esplose il caso. Su cui la procura dei minori nei giorni scorsi ha chiuso il cerchio. L’indagine preliminare – particolarmente complessa visti gli accertamenti tecnici e l’estensione – è conclusa. Adesso i venti giovanissimi coinvolti nella vicenda, compresi i tre senesi, avranno come sempre alcuni giorni di tempo per decidere le mosse. Compreso quella di fare dichiarazioni al magistrato oppure presentare memorie, per esempio. Gli adolescenti che vivono nella nostra città devono rispondere di un’ipotesi più lieve rispetto ad altri, quella di aver detenuto nel loro cellulare materiale pedopornografico con immagini di violenza sessuale. I tempi per l’eventuale fissazione dell’udienza preliminare non saranno brevissimi, stante appunto il numero elevato di ragazzi chiamati in causa e le varie strategie difensive dei rispettivi avvocati. Difficilmente sarà prima dell’estate. PIù probabile in autunno.

L’inchiesta è partita da Siena, come detto, anche se il ’cuore’, per così dire era in Piemonte, Qui infatti vive un giovane, ormai maggiorenne, difeso dall’avvocato Stefano Tizzani, che secondo gli investigatori sarebbe stato colui che gestiva in sostanza ’The Shoah party’ attraverso cui venivano veicolate immagini che hanno lasciato di stucco anche gli investigatori che per mesi hanno visionato filmati e foto. Si spaziava dall’apologia del nazismo alle violenze sessuali compiute magari da adulti su minorenni. Un campionario che rappresentava una vera galleria degli orrori tale da indurre l’allora comandante del nucleo investigativo a parlare di "esperienza scioccante per chi ha lavorato in questa indagine. Il comune denominatore erano la violenza e il disprezzo per gli altri, la blasfemia che forse non è stata descritta abbastanza perché le bestemmie rappresentavano una costante delle chat". Fra il materiale emerso nel corso dell’inchiesta, come noto grazie ad una perizia disposta sui telefonini sequestrati ai minorenni coinvolti anche immagini oscene persino su Gesù, sull’antisemitismo, si esaltavano organizzazioni terroristiche come l’Isis e Osama bin laden, omicidi e suicidi. Sovente nella chat che è stata bloccata dai carabinieri venivano fatti anche commenti forti.

Il cerchio, come detto, è chiuso. Adesso si attendono solo le mosse dei difensori dei venti ragazzini in parte diventati maggiorenni perché l’indagine è del 2019.