Cessione marchio Ac Siena Fra i testimoni spunta Viola

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E’ stata quella di Fabrizio Viola, ex ad di Banca Mps, la testimonianza clou nel processo per l’operazione della cessione del marchio dell’Ac Siena alla ’Black & white’ per cui sono imputati in cinque, fra cui l’ex presidente Giuseppe Mussari e l’allora proprietario della Robur Massimo Mezzaroma. L’accusa è concorso in bancarotta fraudolenta. Prima del manager è stato sentito Giuseppe Bernardini. Dopo Viola, in attesa di essere ascoltati quando erano le 18 passate, anche Fulvio Muzzi e Lorenzo Mulinacci dei Fedelissimi. Viola, sollecitato dal pm Siro De Flammineis, ha ricordato tra l’altro il difficile periodo del Monte quando il cda deliberò la richiesta di aiuti di Stato. "Nel primo semestre 2013 – ha spiegato – fra le decisioni da assumere c’era anche quella di non rinnovare la sponsorizzazione dell’Ac Siena". Un impegno economico importante che non risultava in linea con il piano di ristrutturazione. Torna sull’argomento più avanti, sempre davanti al collegio presieduto da Carrelli Palombi. Si erano incontrati alla Rocca con Mezzaroma a cui era stata comunicata la notizia. "Non c’erano margini di trattativa, anche io ero un po’ con le spalle al muro", dice. Confermando in un passaggio anche "l’incontro a Siena con Clarence Seedorf". A seguito del contro-esame della difesa Mussari condotto dagli avvocati Fabio e Giulio Pisillo è emerso che Viola non ha mai lamentato, nel periodo in cui era direttore generale e Mussari presidente, alcuna violazione da parte di quest’ultimo delle prerogative di Viola. E che mai la Banca d’Italia ha censurato, né sanzionato Mussari per aver esorbitato dalle funzioni e dai poteri spettanti appunto al presidente. Neppure il collegio sindacale del Monte ha mai, sempre nel periodo della presidenza Mussari, segnalato a Banca d’Italia violazione alcuna di costui sotto tale profilo.