Cene in Contrada ma non più di 200 partecipanti

La coordinatrice dei presidenti di Società Vannini spiega le nuove regole alla luce dell'ultimo Decreto governativo

Laura Vannini

Laura Vannini

Siena, 15 ottobre 2020 - «I presidenti di Società delle Contrade in questi mesi hanno svolto un grande lavoro. Di responsabilità. Ci vogliono cento occhi e a volte non bastano», rivendica Laura Vannini del Bruco che ne è la coordinatrice. Ha partecipato, insieme al segretario del gruppo Alessandro Betti, alla riunione del Magistrato delle Contrade sulle linee guida da seguire nelle Società alla luce dell’ultimo decreto.  Vannini, i senesi devono attendersi una rivoluzione? «Non esageriamo. Tante precauzioni erano già state adottate al momento della riapertura. A partire dall’obbligo della mascherina che va indossata sempre, ad eccezione di quando si è seduti a tavola, a debita distanza, naturalmente. Ossia almeno un metro. L’orario di chiusura, poi, sarà a mezzanotte mentre in estate era più elastico. Qualcuno si allungava di 30 minuti o fino alle 1, stando all’aperto. Cosa che ora non è possibile».  Il decreto, per esempio, incide sul servizio al bar.  «Dalle 21 in poi non sarà più fruibile personalmente per evitare eventuali assembramenti al bancone ma dovrà essere accompagnato dal servizio al tavolo. Da questa ora non si somministrano più bevande da asporto. Dobbiamo comportarci come richiede la norma. Verrà reintrodotto il termoscanner».  Si prendono ordini al tavolo. «Chi è di servizio andrà a sentire cosa vogliono le persone. Sicuramente dovremo impiegare anche un numero più elevato di contradaioli».  Non sarà semplice.  «Devo ammettere che si registra fra le persone una certa stanchezza collegata alla situazione generale che si sta verificando. C’è inoltre il timore del contagio. Ho parlato con molti che mi hanno detto che non se la sentono di prendere un impegno che poi hanno paura ad affrontare. Non sarà facile ma le Società di Contrada devono restare aperte».  Un punto di riferimento troppo importante per la città. «Sono il faro della socialità. L’unico punto vero di aggregazione, seppure con numeri limitati. Basta pensare che le cene, ad esempio, non potranno superare le 200 persone dove è possibile fra di esse il distanziamento di un metro. C’è chi, stante l’ampiezza dei locali, non potrà raggiungere tali numeri. Ma ripeto, dobbiamo adattarci ulteriormente e sacrificarci».  Un appello ai contradaioli.  «Registro una sensibilità diversa da parte loro, che siano giovani o di mezza età. Più attenti all’uso dei dispositivi di protezione. L’appello è di non smettere di frequentare i locali della Società perché, nonostante sia un luogo dove per antonomasia c’è aggregazione e ritrovo, tutti cercano di rispettare le regole. Non possiamo rinunciare alla socialità che a Siena è soprattutto all’interno delle Contrade». davanti alla Società