
di Massimo Cherubini
E’ andata deserta l’asta per l’aggiudicazione dell’area ’Case del Bollore’ a Bagni San Filippo. La base d’asta, un milione e 850mila euro, non è stata ritenuta interessante dagli investitori. Un sito importante, quasi quindicimila metri quadri di area interessata da boschi e acqua solfurea, con uno splendido paesaggio, meglio conosciuto come sito ’ex Amiata Marmi’, azienda che per molti anni è stata leader nel settore dei caminetti. Poi l’azienda si trasferisce nell’area industriale della Val di Paglia. La crisi dell’edilizia colpisce anche il settore degli arredamenti. Da qui la crisi dell’Amiata Marmi.
Tra i beni rientrati nel fallimento, l’area del Bollore, che si trova ai bordi della strada che da Bagni San Filippo conduce a Campiglia d’Orcia, dove scorre acqua solfurea, quella che caratterizza il centro termale. Un’area importante, pregiata, bella, lasciata, però, abbandonata. C’è anche un capannone industriale, quello dell’Amiata Marmi, con altri piccoli fabbricati adiacenti. E qui mani ignote hanno ricavato vasche che si riempiono naturalmente delle pregiate acque solfuree. C’è chi le utilizzava per il pediluvio, c’è anche chi ci faceva il bagno.
L’area è stata, forse lo è ancor oggi, un punto di incontro tra giovani. Anni fa fu anche tentato un rave party fermato, sul nascere, dai carabinieri. Sul fronte della programmazione fin dal 2015 il Comune di Castiglione d’Orcia ha varato un cambio di destinazione d’uso dell’area finalizzato alla realizzazione di un nuovo stabilimento termale.
"Avevamo avuto – dice il sindaco Claudio Galletti – anche un progetto preliminare presentato da una cordata interessata ad acquisire l’area per realizzare in grosso insediamento. Settanta camere, centro benessere, una struttura alberghiera. Tutto si è fermato con il fallimento della società che ne deteneva la proprietà. Oggi, in verità da tempo, il Comune ha le mani legate. Non può intervenire per fermare queste mani ignote che pian piano intervengono offendendo l’ambiente. Quella è un’area privata dove il’amministrazione comunale – sottolinea il sindaco – non può intervenire. Auspichiamo che ben presto il bene oggi all’asta venga assegnato per riprendere i progetti in atto che – è la conclusione – devono prendere il via entro il 2025".
Per parlare di sviluppo e soprattutto di rilancio devono concludersi le procedure fallimentari, o meglio quelle dell’asta giudiziaria. Andata deserta la prima ,dovrà essere indetta una seconda gara che vedrà la base d’asta ridotta, così come prevede la legge. Questo fin quando non ci saràanno una o più offerte per trasferire in modo definitivo la proprietà del bene.