PINO DI BLASIO
Cronaca

Caccia ai materiali rari in provincia "Quattro anni per riaprire le miniere"

Dall’antimonio al litio, dalla pirite al manganese, i giacimenti nella Toscana sud localizzati dal ministero. La geologa Stefanini: "Estrarre materiali dalle acque geotermiche, ma servono soldi e piani di fattibilità".

Caccia ai materiali rari in provincia "Quattro anni per riaprire le miniere"

di Pino Di Blasio

L’Italia vuole tornare in miniera, seguendo il proclama del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, perché può farcela da sola a trovare le materie prime indispensabili per le nuove produzioni e la transizione green. Almeno questa è l’intenzione del Governo, che ha pubblicato anche una mappa dettagliata dei luoghi della Penisola che ospitavano le miniere e i giacimenti abbandonati da almeno 30 anni. E che ora potrebbero essere ’riattivati’ per tirar fuori quei ’Critical Raw Materials’, la dicitura tecnica che definisce i materiali strategici.

Visionando la mappa del Ministero delle Imprese, una delle zone a più alta concentrazione di minere, è la Toscana del Sud. In particolare le province di Siena e Grosseto che, assieme alle Apuane e alla zona di Larderello, sono costellate di simboli di materiali che potrebbero servire alla bisogna. Dal litio al manganese, dal ferro alla pirite, passando per antimonio e fluorite, miniere e giacimenti abbandonati, perché non economici o per un basso tenore di materiale, potrebbero tornare a nuova vita e contribuire a raggiungere l’obiettivo, fissato dall’Europa, del 10% del consumo annuale di materiali strategici da estrarre nel Continente.

Barbara Stefanini, geologa con una lunga esperienza internazionale di esplorazioni minerarie tra oro e rame, però consiglia di non farsi prendere da facili entusiasmi. "Il ferro non rientrerebbe tra i materiali critici, mentre le miniere nelle Colline metallifere, da Gavorrano fino a Campiglia, chiuse negli anni ’80, erano principalmente di pirite. Veniva usata per produrre acido solforico, sono state chiuse perché totalmente antieconomico. Molte miniere, soprattutto in Sardegna, sono state chiuse tra gli anni ’80 e ’90, perché le estrazioni di materiali, oggi considerati strategici, venivano considerate come una ’cosa brutta e sporca’, da non fare nel mio giardino. Da qualche anno l’Europa si interroga su come recuperare quel gap con altre potenze. Ma non bastano proclami e leggi, servono soldi e piani".

Stefanini entra nel dettaglio dei materiali critici che potrebbero essere estratti nelle province di Siena e Grosseto: "C’è l’antimonio, utile per realizzare batterie e semiconduttori, al confine con il Lazio nella zona di Pitigliano. C’è il magnesio in diverse aree, non ho idea di dove sia la fluorite. Invece sul litio, il materiale più ricercato per produrre smartphone e batterie per auto elettriche, ci sono stati studi sulle acque del lago di Bolsena, geotermiche e ricche di sale di litio. L’acqua geotermica, quando ha molto sale, non dà molti benefici energetici e il litio fa quasi da tappo nelle condotte e nelle turbine. Stanno pensando di estrarre il litio dalle acque geotermiche, anche dell’Amiata, e usare l’acqua calda per usi geotermici. Ci sono degli studi anche su Larderello".

Una prospettiva che però non ha un orizzonte di mesi. Servono anni, sicuramente più dei 2 prospettati dal ministro Urso. "Per riaprire una vecchia miniera o riprocessare materiale abbandonato dalle vecchie estrazioni - avverte Barbara Stefanini - servono studi di fattibilità accurati. Ci vogliono almeno 4 anni per elaborarli, non si improvvisano così. Prima di tutto serve un database, una mappa accurata dei materiali critici, delle quantità presenti nei vari siti individuati, sulla quale applicare un processo industriale innovativo. Che sia meno impattante a livello ambientale. Per ora mi sembra una reazione allo strapotere di Cina e Russia sui materiali rari. Ma almeno è un inizio. Sarebbe bello - conclude la riceratrice geologa - se in Italia si sfruttassero le ricchezze minerarie in Sardegna e nelle Alpi. C’è addirittura un giacimento d’oro, ma è in una zona militare americana, territorio off limits. Servono tempo, concordia istituzionale con le Regioni, e tanti soldi. Si può fare, però".