Botte e soprusi nella residenza per disabili, condannato a 4 anni e mezzo

Ex operatore sanitario nella residenza per disabili colpevole di maltrattamenti in famiglia aggravati e calunnia

L’ingresso della Rsd di Santa Petronilla

L’ingresso della Rsd di Santa Petronilla

Siena, 24 maggio 2023 - Alla fine di una camera di consiglio durata più di due ore, il giudice Simone Spina ha condannato a 4 anni e mezzo per maltrattamenti in famiglia aggravati e calunnia, l’ex operatore sanitaria della residenza per disabili Santa Petronilla. Mettendo così fine, almeno per il processo di primo grado, a una brutta vicenda che si trascinava da almeno 5 anni. Da quando cioè la cooperativa Mediterranea, che gestiva il servizio di assistenza all’interno della struttura, aveva denunciato i soprusi e le botte agli ospiti di quell’infermiere, 44 anni, originario della Campania. Contestualmente alla denuncia la cooperativa lo licenziò anche in tronco. Provvedimento impugnato dall’uomo, che fu sospeso in attesa del verdetto.

Il pm Serena Menicucci aveva chiesto 4 anni al termine della sua requisitoria. Le arringhe delle parti civili, gli avvocati Enrico De Martino per la coop, Daniele Bielli e Carla Guerrini per gli ospiti maltrattati, hanno spinto il giudice a rendere più pesante la condanna. Perché la condotta di quell’infermiere era quanto di più simile a torture inflitte agli ospiti disabili di Santa Petronilla. "Prepotente, prevaricatore e aggressivo" sono gli aggettivi usati dal pm e dai legli di parte civile, nel ricostruire mesi di soprusi, angherie, minacce e botte ai pazienti.

Perché la fattispecie del realto è maltrattamenti in famiglia, se i soprusi sono stati commessi in una residenza sanitaria? Perché essere ospiti di una struttura di quel tipo, l’assistenza di operatori e la vicinanza con gli altri pazienti, viene assimilato al concetto di famiglia dalla giurisprudenza.

"La violenza fisica è stata niente rispetto a quella psicologica. Sembrava di essere tornati ai tempi delle streghe", aveva detto un ospite della residenza speciale Santa Petronilla, ascoltato in forma protetta. Sono stati i suoi racconti, assieme a quelli degli altri due degenti che hanno testimoniato nel corso del processo, a definire i contorni della condanna pesante per l’ex operatore sanitario.

"Uno dei tre ascoltati in forma protetta – aveva riferito il pm Menicucci - ha raccontato che il sistema con il quale l’infermiere gli praticava il clistere, gli faceva vedere le stelle". Bestemmie, parolacce, botte, minacce e insultì anche ai colleghi. "Un’operatrice sanitaria appena arrivata fu subito ammonita: doveva rispettare le sue indicazioni altrimenti l’avrebbe fatta licenziare. A un’altra per via del rossetto disse che poteva andare a lavorare in strada, a una terza operatrice disse che aveva mezzo cervello. Uno dei pazienti con sindrome di down venne rinchiuso dall’imputato nel bagno, al buio di cui aveva terrore. Questo per sottolinearne il sadismo" è sempre il racconto del pm. La condanna per calunnia. infine, è dovuta all’accusa che l’infermiere avrebbe lanciato contro una collega, dicendo ai carabinieri del Nas che aveva provocato la morte di un paziente, pur sapendo che lei era innocente. Non era vero, come risultò dopo, perché si trattava di una caduta accidentale.