
di Guido De Leo
Il 2021 non poteva iniziare in modo migliore per Francesco Bettalli, grande promessa degli scacchi italiani in un momento in cui, anche grazie alla serie tv ‘La Regina degli Scacchi’ c’è grande attenzione nei confronti di questo antico gioco di strategia. Francesco, senese classe 2004, lo scorso 7 gennaio ha conquistato nel torneo di Bassano del Grappa il titolo di ‘Maestro Fide’, ovvero il terzo gradino del podio in termini di qualifica internazionale dopo ‘Maestro Internazionale’ e ‘Grande Maestro’.
Un traguardo importantissimo per il talento della sezione Scacchi della Polisportiva Mens Sana 1871, che racconta come è nata questa passione e soprattutto cosa ci vuole per coltivarla a livello agonistico. "Mio padre ha sempre giocato a buon livello e per avviarmi a questa disciplina è stato fondamentale – racconta Francesco, che frequenta la terza superiore -. Da piccolo lo vedevo giocare insieme a mio zio e questo gioco mi affascinava. Già intorno ai quattro anni ho iniziato a conoscere le regole e a otto ho disputato il mio primo torneo nella categoria Under10. Ovvio che prima giocavo solo per divertimento, adesso dedico a questa mia passione molto tempo, almeno quanto ne dedico alla scuola. Negli scacchi c’è poco spazio per l’improvvisazione: ci vuole molto studio".
Per diventare così competitivi in tenera età però ci vuole anche talento. Quando ti sei accorto di averlo?
"Al Cral di Mps, spazio determinante per noi scacchisti senesi come la sezione della Polisportiva, conobbi il primo Maestro, Alessandro Patelli, che per me è stato fondamentale. Lui e successivamente il mio attuale Maestro, Claudio Negrini sono stati determinanti per capire come e in cosa dovevo migliorare. Il talento è importante senza dubbio ma senza lo studio quotidiano e continuo da solo non può bastare. Dedico molte ore al giorno a studiare posizioni e aperture (le prime mosse, ndr) online o direttamente sulla scacchiera. Il resto lo fa la tenuta mentale di un giocatore".
Le partite possono durare diverse ore, vince chi si logora meno?
"Sicuramente la parte psicologica gioca un ruolo determinante nel nostro gioco. Le partite spesso durano molto tempo, sono logoranti, dure. Si tratta di ‘battaglie’ nelle quali la concentrazione non deve mai mancare, specie a questi livelli. Alla fine spesso la spunta chi resta più lucido, chi ha la capacità di capire per prima il momento della gara".
Il titolo di Maestro Fide è un traguardo notevole.
"Ci studiavano da tre anni. Sono felice per di averlo raggiunto dopo tante gare giocate anche all’estero e dopo aver partecipato a tre mondiali e altrettanti europei a livello giovanile. Adesso mi preparo per un altro torneo internazionale, stavolta a Montebelluna. Dal 1° gennaio gareggio negli under18: la concorrenza è forte ma bella. Nei tornei si incontrano tante persone. Ho molti amici nel mondo degli scacchi: anche se qualcuno può pensare che siano un universo sportivo di nicchia in realtà l’aspetto sociale è molto bello per noi scacchisti".
Se dovessi dare un consiglio a chi si vuole avvicinare al mondo degli scacchi cosa diresti?
"A livello amatoriale ci si può divertire molto. A livello agonistico anche, ma serve tempo, passione, dedizione e soprattutto studio. Se giochi come il sottoscritto circa cento partite all’anno l’impegno richiesto diventa molto grande"