
Francesco Nerli non ce l’ha fatta. L’operazione chirurgica a cui era stato sottoposto a Roma recentemente non era riuscita ad eliminare quel tumore ai polmoni che lo aveva colpito. E’ morto a 72 anni un protagonista della politica senese negli anni Ottanta e metà Novanta, ma che la Siena istituzionale sembra aver dimenticato. Visto che i primi cordogli ufficiali sono firmati da Assoporti e dalle autorità portuali in Italia, oltre che dai sindacati dei marittimi. E per chi l’ha conosciuto in quei decenni senesi, suona strano l’epitaffio di Assoporti, che scrive ’Piangiamo un uomo di mare’.
D’accordo, era nato a Rosignano Marittimo, in provincia di Livorno. Ma aveva studiato a Siena da perito industriale, e qui aveva cominciato nel ’68 l’attività nel Movimento studentesco. Entrò nella segreteria provinciale della Fgci, poi passò a farsi le ossa nel sindacato, alla Cgil, prima segretario della Fiom e poi dei lavoratori edili. Alla Cgil strinse un rapporto molto intenso con Fabio Borghi, poi salito al vertice della Camera del Lavoro. Borghi e Daniela Bindi forse sono stati gli ultimi a vederlo e a sentirlo, qualche giorno fa, dopo l’operazione.
Francesco Nerli diventa un protagonista della politica quando viene eletto segretario della federazione del Pci di Siena, negli anni dal 1983 al 1987. Quella era l’epoca in cui la provincia era tra le più rosse d’Italia, aspirava a diventare una palestra di governo per una futura classe dirigente. Cosa che poi avvenne dieci anni dopo. Come segretario del Pci Nerli dovette gestire i rapporti con un arrembante partito socialista, guidato dal sindaco Vittorio Mazzoni della Stella. Era lui segretario quando il Pci tentò l’operazione di ringiovanimento con la Festa nazionale in Fortezza, battezzata ’Futura’. A Siena la ricordano in pochi, ma nel 1985 fu un vero colpo per le liturgie dell’elefante rosso, di un partito ancorato ai vecchi schemi, che doveva fare i conti con le dissacrazioni e le aperture agli ambientalisti e agli anti nucleare che venivano da Siena.
Come accadeva a quei tempi, da segretario di federazione fu eletto prima deputato nel 1987, assieme ad Anna Serafini, amiatina doc e moglie di Piero Fassino. E poi senatore nel ’92, in quella che fu la legislatura più breve della storia repubblicana, interrotta da Tangentopoli.
Da senatore elaborò la riforma dell’ordinamento portuale italiano, che per questo fu battezzata Legge Nerli. La sua terza vita cominciò cosi, da presidente dell’Autorità Portuale di Civitavecchia, poi di Napoli, infine al vertice di Assoporti, l’associazione che riuniva tutti i porti italiani. La prima a piangere per la sua morte.
Francesco Nerli tentò anche un’avventura da editore, rilevando la storica Editori Riuniti, assieme al suo amico e compagno di corrente nel nuovo Pds, Adalberto Minucci. Affidò la componente editoriale a suo figlio Gianmaria. Un altro suo figlio, Geronimo, è invece rimasto a Siena. A Roma con lui viveva la figlia ventenne. L’ultimo collegamento con Siena, per Nerli fu con l’arrivo di Paolo De Luca alla presidenza della Robur. L’ex senatore lo conosceva quando era presidente all’autorità portuale di Napoli.
Scorrendo i messaggi arrivati in redazione ieri, a parte le telefonate fatte agli amici di Francesco Nerli, da Fabio Borghi a Ivano Zeppi, da Maurizio Boldrini a Augusto Mattioli, stupisce il fatto che nessuno dalla segreteria del Pd abbia inviato una nota. In serata è arrivata anche il cordoglio dell’Associazione degli armatori, del presidente Mattioli di Confitarma. E poi l’ex ministro e vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, sempre per i porti.