MAURIZIO COSTANZO
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Valdichiana, il vino si racconta in un museo

Apre al pubblico dal 20 maggio, ‘Le macchine del vino’ è il primo museo aziendale ad entrare nella Fondazione Musei Senesi

Valdichiana, il vino si racconta in un museo

Valdichiana, il vino si racconta in un museo

Siena, 18 maggio 2025 - In Valdichiana, capitale toscana della Cultura 2025, a due passi da Montepulciano, perla del Rinascimento, in un’oasi naturale tra vigneti a perdita d’occhio, boschi di querce ed uliveti, il 17 maggio alla presenza delle Istituzioni, regionali e locali (i sindaci dei due comuni di riferimento e di tutta la Valdichiana Capitale della Cultura per la Toscana 2025) si è inaugurato Le macchine del vino, il museo aziendale della Carpineto. Un piccolo spaccato di quasi due secoli di enologia riunito da un viticoltore che ha dedicato e dedica tutta la sua vita a fare vino e ha vissuto in Toscana i sessant’anni più dinamici della storia del vino. Le macchine del vino, la collezione della Carpineto Grandi Vini di Toscana, azienda iscritta nel Registro Nazionale dei Marchi Storici, è stata ideata e riunita dal cofondatore dell’azienda toscana tra le più note firme del vino italiano, Antonio Mario Zaccheo, che ha raccolto qui testimonianze conservate, cercate e collezionate negli anni, emblema di un’intera vita dedicata all’agricoltura e al vino in particolare. Dal museo alla vigna e viceversa, il vino si racconta. “Le macchine del vino è una collezione privata unica nel suo genere che racconta la storia e l'evoluzione delle macchine per produrre e conservare il vino e, attraverso queste, la realtà di due famiglie che si sono dedicate con passione a questa terra. Siamo felici che sia il primo museo aziendale ad entrare nella rete di Fondazione Musei Senesi e lo accogliamo volentieri proprio per la sua capacità di raccontare una storia che parte dal territorio, dalla comunità che lo abita e dalle attività produttive tipiche. Questo ingresso conferma nuovamente quanto FMS sia una rete aperta ad accogliere quelle realtà significative che vogliano raccontare e valorizzare il patrimonio materiale e immateriale delle terre di Siena e delle sue comunità”- sottolinea Alessandro Ricceri, presidente di Fondazione Musei Senesi. “Sono onorato che questa mia collezione sia entrata a far parte delle Fondazione e ben felice di dare un piccolo contributo ad una regione che tra i suoi beni più preziosi annovera una prestigiosissima produzione di vino”- afferma Antonio Mario Zaccheo che tiene anche a sottolineare il carattere non esaustivo e in divenire di questa collezione che continuerà ad arricchirsi di nuovi pezzi. “Le macchine del vino é situato nel luogo originario della collezione e della produzione e rappresenta non solo un documento della storia e della tradizione di un lavoro artigianale prezioso quale è quello del viticoltore, ma è anche espressione della sua continuità tra passato e presente e dei cambiamenti, e soprattutto del nostro legame profondo con il territorio”, prosegue Zaccheo che ha voluto idealmente rappresentare qui l’inizio e la fine del processo produttivo, dal vigneto alla bottiglia. La collezione raccoglie infatti macchine, strumenti, oggetti, documenti, fotografie, testi che offrono uno spaccato dell’evoluzione delle macchine enologiche dalle primissime cantine passando dal fermento degli anni ’60 del secolo scorso fino alla svolta degli anni ’80: si inizia col lavoro in vigna, poi in cantina e si arriva agli usi e costumi a tavola passando dal commercio e dagli scambi. Tutto visto con gli occhi, la passione, la conoscenza di un uomo che ha cominciato bambino (accanto a suo nonno e poi a suo padre già viticoltori) a fare vino, ha proseguito con l’amico e socio Giovanni Carlo Sacchet con il quale nel 1967 ha fondato l’azienda toscana divenuta poi negli anni una delle eccellenze del vino italiane, e tuttora continua a farlo. Un uomo la cui vita riassume oltre 60 anni di storia del vino, dagli inizi pioneristici al prestigio di oggi. La collezione conta complessivamente oltre 180 oggetti tra macchine enologiche e oggetti di lavoro. A questo si aggiunge una piccola biblioteca personale con volumi, riviste, guide e fotografie d’epoca. Venendo più in dettaglio ad alcune mini sezioni espositive: c’è la sezione viticoltura con addirittura i ferri da cavallo e una zappa e i tanti tipi di forbici da potatura quasi a ritagliare il profilo di una “sartoria del vino”. La sezione enologica con le pompe, le prime raccolte qui sono di fine ‘800, si tratta di pompe a bilancino manovrate da due persone, passando per quelle che fanno parte dell'evoluzione meccanica che inizia ai primi del Novecento. Nella stessa area, filtri, presse, torchi, bilance. E ancora, macchine di spumantizzazione, una primissima imbottigliatrice, un’etichettatrice. Incuriosisce la ricostruzione di un laboratorio dell’enologo con oltre 30 oggetti tra bilance, ampolle, microscopi, colonna refrigerante, bicchiere da assaggi, etc. raccolti presso vari laboratori d’analisi vino e che risalgono alla fine dell’Ottocento, alcuni di questi, soprattutto le vetrerie, sono ancora in uso: pipette, matracci, burette, cilindri graduati. Termometri manuali ad immersione per il controllo delle temperature di fermentazione, un primo esemplare di termometro elettronico. Tra le curiosità un Malligand, strumento che misurava la percentuale di alcol, un acidometro per la determinazione dell’acidità, volatile, e poi pipette, e cilindri graduati che servivano per comporre i tagli tra i vari vini e testarli in scala ridotta prima di effettuarli. E ancora, piccole bilance di precisione, capaci di misurare fino al millesimo. Completa il tutto un microscopio della fine dell’800. Tra gli oggetti più antichi risalenti a fine ‘700, due filtri in legno e a sacchetti di cotone che servivano a far passare il vino attraverso. Ricca la sezione tappi, tappatori e cavatappi esposti per tipologia ed evoluzione. Una collezione che rappresenta un nuovo piccolo tassello che si aggiunge al racconto del vino, un bene che da secoli è patrimonio dell’umanità, e che “appartiene alla cultura, per paradosso potremmo dire più alla cultura che alla natura” per usare le parole di Tullio Gregory. L’ambiente espositivo è diffusamente illuminato sia con luce naturale grazie alle immense vetrate che si aprono sulla campagna, sia con illuminazione a parete; attiguo allo spazio si trova un ampio salone con un wine bar per l'accoglienza dei visitatori e la convivialità. Al piano superiore, in un suggestivo soppalco open space con vista sulle barricaie, la sala per la degustazione tecnica con oltre 30 posti a sedere. All’esterno appezzamenti a perdita d’occhio dove poter vivere un'esperienza immersiva in una realtà agricola contemporanea dove si pratica un'agricoltura di precisione con macchine e tecnologie di ultima generazione a scarsissimo impatto ambientale. La collezione si trova infatti nella tenuta del Vino Nobile di Montepulciano, che insiste in parte nel comune di Chianciano Terme e in parte nel comune di Montepulciano, un’oasi green alimentata per gran parte ad energia solare nella Toscana più bella. Un wine retreat di 180 ettari di terreno dedicati a vigneto, uliveto e bosco, ambiente ideale per la selvaggina che lo popola allo stato naturale. Uno spaccato del più suggestivo paesaggio toscano, vitato e non solo, dove a ridosso dei vigneti insistono peraltro anche due tombe etrusche individuate dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici e non ancora scavate. Presso la tenuta si pratica l’enoturismo con una vasta gamma di proposte di trekking, degustazioni, pic nic sull’erba, pranzi open air, e con personale specializzato in grado di svolgere tasting e passeggiate tra i filari ma anche visite guidate presso il museo. Visita che può essere collegata alle wine experiences oppure del tutto autonoma.