Odissea di un imprenditore: «Cartella pazza da 53mila euro anche se ha fatto la pace fiscale»

Il legale Giuseppe Bianchi: «Il 3 aprile rischia ingiustamente di vedersi bloccare il conto, possono iscrivergli persino un’ipoteca sulla casa»

L'avvocato Giuseppe Bianchi

L'avvocato Giuseppe Bianchi

Siena, 30 marzo 2024 – «Una cartella pazza da 53mila euro che non sarebbe mai dovuta arrivare perché abbiamo aderito alla pace fiscale».

Incredulo l’avvocato Giuseppe Bianchi che racconta l’odissea burocratica lunga 4 anni di un imprenditore di Poggibonsi che assiste. E che rischia in giustamente, il 3 aprile, di vedersi bloccare magari il conto corrente oppure addirittura l’iscrizione di un’ipoteca sulla casa. Solo le macchine con cui lavora non possono essere toccate dall’Agenzia delle entrate che reclama in realtà dall’uomo, come detto, 53 mila euro.

Scatta l’accertamento fiscale dell’Agenzia dei monopoli e delle dogane di Arezzo sulla ditta di movimento terra dell’imprenditore. Si focalizza sull’uso del gasolio da autotrazione ritenendo che non ne avesse diritto perché già usava quello agricolo per alcune macchine.

«Non poteva beneficiare di entrambi, pensare che la domanda era stata presentata da un’associazione di categoria», chiosa l’avvocato Bianchi. Siamo nel 2020 e così inizia l’odissea. L’accertamento è per 50mila euro, 39 mila di benefici da restituire in una cartella, 11mila nella seconda relativa solo alle sanzioni.

«Faccio ricorso in autotutela per entrambe, la commissione priovinciale di Arezzo non lo accoglie per la parte che attiene agli 11mila euro. La vicenda finisce così in Cassazione ma, prima che sia discussa, il governo dà l’opportunità della ’pace fiscale’. Conviene perché consente di non pagare queste ultime saldando a rate i 39mila euro da restituire che scendono a 36mila, in realtà, perché così prevedono proprio le nuove regole introdotte quando c’è pendente un ricorso come il nostro in Cassazione. Fatta la domanda di adesione, tutto ok».

Finita qui? Neppure per sogno. Inizia il secondo round.Nel frattempo, racconta ancora l’avvocato Bianchi, l’Agenzia delle entrate di Siena fa un provvedimento di fermo amministrativo su una macchina dell’imrpenditore.

«Ma come , lamento, la mano destra non sa cosa fa la sinistra! Mi viene detto di presentare istanza di sospensione e le somme verranno decurtate poi da quanto devo dare all’Agenzia delle dogane. Paghiamo 1590 euro e viene sbloccata l’auto».

Intanto va avanti la procedura per la ’pace fiscale’. Una domanda, sia chiaro, da presentare solo telematicamente. E anche piuttosto complessa. Viene rilevato un errore di 154 euro per cui, dopo che l’imprenditore aveva pagato già tre rate delle 20 da circa 1800 euro ciascuna previste «fanno l’atto di diniego. Cosa da non credere ma grazie ad un nuovo ricorso in autotutela la pratica si è sbloccata», dice il legale.

Poi il colpo di scena: «Il 26 marzo arriva dall’Agenzia delle entrate di Siena l’intimazione a pagare entro il 2 aprile 53mila euro evidenziando che se uno avesse già sborsato la cifra doveva portare la documentazione e fare una richiesta di sospensione. Che si effettua solo on line ma l’imprenditore non è in grado di eseguire i passaggi e a me che sono il suo avvocato non consente di redigerla perché si devono inserire le proprie credenziali. Unica possibilità, per evitare che gli venga bloccato tutto, è stata inviare una pec sia alle Dogane che alle Entrate dicendo che l’atto è nullo perché basato su un credito che non esiste più avendo fatto il mio cliente la ’pace fiscale’ che prevede solo il pagamento del capitale, non di interessi e sanzioni. L’Agenzia delle Entrate deve fermarsi subito con i 53mila euro! Comprendono capitale, interessi e sanzioni! Ho anche minacciato la citazione per danni. Ribadisco: a che serve la pace fiscale se mi arriva dopo la cartella e poi non ho neppure modo per dirti le mie ragioni?».